Coppia di incisioni al bulino, 1530/35 circa, firmate in basso con il monogramma della B nel dado; imprint all’angolo inferiore destro ANT. LAFRERII FORMIS. Da un disegno di scuola di Raffaello Sanzio, ispirato da bassorilievi della Colonna Traiana, probabilmente della mano di Giulio Romano. Esemplari nel terzo stato di cinque, pubblicati da Lafreri e con l’aggiunta dell’iscrizione latina in basso: Sumptum ex fragmentis antiquitatum Romae. Le lastre vennero successivamente ristampate da Pietro de Nobili e Philippe Thomassin. Bellissime prove, impresse su carta vergata coeva con filigrana “tulipani nello scudo con stella” (cfr. Woodward nn. 124-125), con margini, in eccellente stato di conservazione. “Comunemente assegnata a Raffaello, deriva da un disegno di scuola ispirato al repertorio archeologico come è scritto negli esemplari di terzo stato, forse di mano di Giulio Romano che “imparò tanto dalle colonne antiche di Traiano e Antonino che sono in Roma (Vasari); stilisticamente in relazione con le storie di Scipione per Francesco I. In particolare, si osservi il soldato in primo piano seduto sul cavallo con l’analoga figura che appare nell’arazzo della Battaglia di Zama […] La stampa fa pendant al Trionfo, anch’esso considerato invenzione di Raffaello” (cfr. Massari, ' Raphael invenit). Le opere appartengono allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. Le lastre figurano nell'Indice del Lafreri al n. 256, descritte come ' Due battaglie cauate da framenti antichi. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duper. Pair of engravings, c. 1530/35, signed at bottom with B monogram in die; imprint at lower right corner ANT. LAFRERII FORMIS. From a school drawing by Raphael Sanzio, inspired by bas-reliefs of the Trajan Column, probably by Giulio Romano. Examples in the third state of five, published by Lafreri and with the added Latin inscription at the bottom: Sumptum ex fragmentis antiquitatum Romae. The plates were later reprinted by Pietro de Nobili and Philippe Thomassin. Beautiful proofs, impressed on contemporary laid paper with watermark "tulips in shield with star" (see Woodward nos. 124-125), with margins, in excellent condition. “Commonly assigned to Raphael, it derives from a school drawing inspired by the archaeological repertoire as it is written in the third-state examples, perhaps by the hand of Giulio Romano who learned so much from the ancient columns of Trajan and Antoninus which are in Rome (Vasari); stylistically related to the stories of Scipio for Francis I. In particular, note the soldier in the foreground seated on the horse with the similar figure appearing in the tapestry of the Battle of Zama [.] The print makes a pendant to the Triumph, also considered an invention of Raphael" (cf. Massari, Raphael invenit). ' The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of Lafreri's will, and printed some derivative plates. All the best engravers of the time - such as Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla, and others ' - were called to Rome and employed for the intaglio of the works. All these publishers-engravers and merchants-the proliferation of intaglio workshops and artisans helped to create the myth of the Speculum Romanae Magnificentiae, the oldest and most important iconography of Rome. The first scholar to attempt to sys. Cfr.