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Stampe

FRANCO Giacomo

VENETIA

1580

12500,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1580
Luogo di stampa
Roma
Formato
525x400
Incisori
FRANCO Giacomo
Descrizione
Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, Catalogo ragionato delle opera a stampa (2018), tav. 1270 II/IV.

Descrizione

Secondo stato (datato 1597) della rarissima pianta prospettica di Venezia di Giacomo Franco e Luca Bertelli, per la prima volta pubblicata nel 1580, il cui unico esemplare noto è conservato alla Universitatsbibliothek di Salisburgo ed è sconosciuto alle bibliografie sulla città. Acquaforte e bulino, firmata in lastra in basso a destra. Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con margini, piccoli difetti ai lati che non toccano la parte incisa, nel complesso in ottimo stato di conservazione.La descrizione che segue è tratta da: S. Bifolco-F. Ronca, "Cartografia e topografia italiana del XVI secolo. Catalogo ragionato delle opere a stampa", che sarà pubblicato ad ottobre 2018.In alto al centro, a caratteri grandi ed interrotto dall’isola di Murano, è inciso il titolo: VENETIA. Nella parte inferiore della tavola si trova una legenda alfanumerica di 205 rimandi (I-XXXV e 1-170 con alcuni numeri posposti o ripetuti) distribuita su dieci colonne. I primi 35 nomi, contrassegnati con numeri romani, sono intitolati NOME DE IRII PRINCIPALI, una descrizione dei canali della città. Segue una legenda denominata TUTTE LE CONTRADE OVERO Parochie di Venetia, 170 rimandi contrassegnati con numeri arabi a contrade o parrocchie e chiese. In basso a destra sono riportati i dati editoriali: Giacomo Franco fecit. 1597. Orientazione nei quattro lati al centro con il nome dei venti: TRAMONTANA, OSTRO, LEVANTE, PONENTE, il nord-nord est è in alto. Sulla tavola sono presenti delle indicazioni toponomastiche. Pianta prospettica di Venezia, incisa da Giacomo Franco per l’editore Luca Bertelli. Si tratta di un’ulteriore derivazione della grande pianta di Paolo Forlani (1565), molto simile alla precedente versione del Franco, realizzata per Claudio Duchetti. Vi sono però apportati alcuni aggiornamenti topografici, relativi alla costruzione in pietra del ponte Cannaregio. Nei rimandi infatti si legge: “151 - Il ponte di canareglio è di pietra”. Altra differenza è costituita dalla presenza della fortezza di S. Nicolò, che compare a nord-est del Lido. Il primo stato dell’opera (1580), sconosciuto alla letteratura relativa alle piante della città, è conservato nella raccolta della Universitatsbibliothek di Salisburgo e reca l’imprint dell’editore Luca Bertelli. Il ponte di Rialto, ancora in legno, è rappresentato nella forma originaria a semicerchio. Nei rimandi si legge: “150 - Il ponte de rialto e di legno con molte botteghe sopra dell’una et l’altra”. Nella parte inferiore della tavola, dove si trova la legenda, è incisa una vignetta con due costumi tipici veneziani, probabilmente desunta da un soggetto di Cesare Vecelio (sebbene la prima edizione dell’opera De gli habiti antichi, et moderni di diverse parti del mondo fu pubblicata solo nel 1590). Questa scena di costume, che verrà cambiata nelle successive stesure della lastra, costituisce il principale elemento per distinguere le quattro edizioni dell’opera. La pianta fu ristampata (1597) dallo stesso Giacomo Franco; la lastra viene emendata con l’aggiornamento relativo al nuovo ponte di Rialto, ora in pietra, e viene cambiata la vignetta in basso. Con data 1597 è nota un’ulteriore versione che, in luogo della vignetta in costume, mostra una regata di gondole. L’ultima stesura della pianta vede la legenda inferiore rimossa, sostituita da una scena raffigurante la processione del Corpus Domini. Cassini sostiene che queste ultime edizioni siano dedicate dal Franco alla cerimonia dell’incoronazione della dogaressa Morosina Morosini. Moglie del doge Marino Grimani, quando, nel 1597, il marito fu eletto alla massima carica dello Stato, per lei venne organizzata una grandiosa festa di incoronazione: la dogaressa arrivò in Piazza San Marco a bordo del Bucintoro ornato da drappi d’oro e di seta, con un seguito di 400 dame. Seguì una messa solenne in Basilica e un ballo che durò due giorni. L’onorificenza.