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Stampe

ZALTIERI Bolognino

THERMAE DEOCLITIANAE ET MAXIMI­ANE INTER QVIRINALEM ET VIMINALEM

1568

1500,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1568
Formato
690 X 395
Incisori
ZALTIERI Bolognino

Descrizione

Bulino, 1568/70 circa, firmato in basso a sinistra: Bolognini Zalterij formis. Da un soggetto di Pirro Ligorio. Iscritto in alto a destra: THERMAE DEOCLITIANAE ET MAXIMI­ANE INTER QVIRINALEM ET VIMINALEM. In basso a sinistra PYRRVS LIGORIVS EX VETERVM MON­VMENT. RELIQVIIS. Si tratta della rarissima replica veneziana – copia in controparte - della ricostruzione delle Terme di Diocleziano, fatta incidere da Bolognino Zaltieri sul modello di Pirro Ligorio, un bulino di Jacob Bos pubblicato a Roma da Michele Tramezzini nel 1558. L’opera dello Zaltieri è probabilmente realizzata allo scadere del privilegio decennale sia della Serenissima che dello Stato Pontificio, concesso a Michele Tramezzini. La tavola, rarissima, viene descritta dal solo Huelsen. Magnifica prova, ricca di toni impressa su carta vergata coeva con filigrana “Scala in uno scudo con stella” (cfr. Woodward nn. 243-254), rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, in ottimo stato di conservazione. “Le Terme di Diocleziano, le più grandi mai costruite a Roma, furono edificate tra il 298 e il 305 d.C. Il disegno di Pirro Logorio ebbe un grande successo e venne riproposto più volte”. (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. ' Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora. Questo marasma e intreccio di editori, incisori e mercanti, il proliferare di botteghe calcografiche ed artigiani ha contribuito a creare il mito dell. Engraving, c. 1568/70, signed lower left: Bolognini Zalterij formis. From a subject by Pirro Ligorio. Inscribed at upper right: THERMAE DEOCLITIANAE ET MAXIMIANE INTER QVIRINALEM ET VIMINALEM. Bottom left PYRRVS LIGORIVS EX VETERVM MONVMENT. RELIQVIIS. This is the extremely rare Venetian replica - counterpart copy - of the reconstruction of the Baths of Diocletian, engraved by Bolognino Zaltieri on the model by Pirro Ligorio, an engraving by Jacob Bos published in Rome by Michele Tramezzini in 1558. Zaltieri's work was probably done when the ten-year privilege of both the Serenissima and the Papal States, granted to Michele Tramezzini, expired. This very rare work is described only by Huelsen. Magnificent proof, richly toned imprinted on contemporary laid paper with watermark "Scale in a shield with star" (see Woodward nos. 243-254), trimmed to copperplate and with contemporary margins added, in excellent condition. “The Baths of Diocletian, the largest ever built in Rome, were built between 298 and 305 AD. The design by Pyrrhus Logorius was a great success and was revived several times” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of Lafreri's will, and printed some derivative plates. All the best engravers of the time - such as Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla, and others ' - were called to Rome and employed for the intaglio of the works. All these publishers-engravers and merchants-the proliferation of intaglio workshops and artisans helped to create the myth of the Speculum Romanae Magnificentiae, the oldest and most important iconography of Rome. The first scholar to attempt to systematically analyze the print production of . Cfr.
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