Bulino, circa 1530/40, privo di data ed indicazioni editoriali. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con sottili margini, in perfetto stato di conservazione. Veduta frontale della facciata del palazzo dell'imperatore Marco Agrippa, come indicato dall'iscrizione "Palatium M. Agrippa" in basso a sinistra. La facciata a bugnato è composta da tre piani coronati da un'attica con archi e piccole finestre rotonde. La facciata è divisa in quattro campate, ognuna con una finestra o una porta aperta verso l'esterno. Doppi pilastri dorici fiancheggiano le finestre. Lungo i lati e la sommità dell'edificio sono visibili danni. Non è chiaro se questa rappresentazione sia basata su un edificio specifico di Roma o se l'autore della stampa si sia affidato alla sua immaginazione, basandosi su una descrizione del palazzo in una fonte storica. La stampa fa parte di un gruppo di stampe architettoniche che raffigurano edifici dell'antichità romana, dagli archi di trionfo alle terme, dai templi ai palazzi in Italia, Francia e Spagna. Alcuni edifici sono stati ricostruiti artificialmente sulla base di descrizioni medievali, mentre altri sono raffigurati nel loro stato di rovina. Le tavole sono note in diversi stati (non catalogati) e hanno subito piccole modifiche nel corso del tempo. Diversi titoli di edifici sono stati modificati e le tavole sono state ritagliate a causa di crepe e ossidazione. Le opere sono dubitosamente attribuite al monogrammista G. A. detto anche Maestro del Trabocchetto o del Tribolo, attivo a Roma nella prima metà del secolo XVI. Si tratta di un incisore della cerchia di Marcantonio, autore di stampe di carattere storico e architettonico, alcune delle quali ristampate da Antonio Salamanca ed inserite nello Speculum Romanae Magnificentiae. L’opera è formalmente parte dello ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. ' Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo ' Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello ' Speculum ' con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo ' Speculum ' furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori d. Magnificent proof, impressed on contemporary laid paper, with thin margins, in perfect condition. ' Front view of the facade of the palace of Emperor Marcus Agrippa, as indicated by the inscription "Palatium M. Agrippa" at lower left. The ashlar facade consists of three floors crowned by an attic with arches and small round windows. The facade is divided into four bays, each with a window or door open to the outside. Double Doric pillars flank the windows. Damage is visible along the sides and top of the building. It is unclear whether this depiction is based on a specific building in Rome or whether the author of the print relied on his imagination, relying on a description of the building in a historical source. The print is one of a group of architectural prints depicting buildings of Roman antiquity, from triumphal arches to baths, temples and palaces in Italy, France and Spain. Some buildings have been artificially reconstructed based on medieval descriptions, while others are depicted in their ruined state. The plates are known in several states (not cataloged) and have undergone minor changes over time. Several building titles have been changed and the boards have been cut out due to cracks and oxidation. The works are dubiously attributed to the ' Monogrammist G. A. also known as Maestro del Trabocchetto or del Tribolo (Monogrammist G. A. & the caltrop) active in Rome in the first half of the 16th century. He is an engraver in the circle of Marcantonio, author of prints of historical and architectural character, some of which were reprinted by Antonio Salamanca and included in the Speculum Romanae Magnificentiae. He is the author of Il vero disegnio in sul prorio luogho ritratto del infelice paese di Posuolo, circa 1540, in whose plate the monogram G.A. is surmounted by a four-pointed spear. The work is formally part of Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri. Cfr.