Bulino, 1546, firmato e datato in basso a destra: ROMAE ? D XLVI / ANT LAFRERI SEQVANI FORMIS. Iscritto in basso a destra: «HEVS TV QVI PRAETERIS MORARE PAVLVM AC INSPICE · IN QVIRINALI HI SVNT EQVI MARMOREI MVTILI ATQ[VE] GRANDES · ARTE VICTA NATVRA PARENS SPIRITVM CVR ERIPIT · QVID PRAXITELES ET FIDIAS EFFINXERE ISTOS AEMVLAMVR · SAT DIXI ABEL VALE SALVE MISCE BIBE DA MI» [Ehi!, tu che passi. Fermati un po’ e guarda. Al Quirinale ci sono questi cavalli di marmo, mutili, di grandi dimensioni. - Vinta dall’arte, perché madre natura rapisce lo spirito? Quello che Prassitele e Fidia scolpirono, noi emuliamo. Ho detto abbastanza, Abele: ave, salve, mesci, bevi, e offrine [anche] a me]. Iscritto sui piedistalli dei dioscuri: OPVS PRAXITELIS - OPVS FIDIAE. Esemplare nel primo stato di tre per Rubach, secondo di quattro per Alberti che descrive una prova ante la firma del Lafreri conservata nella raccolta della Marucelliana a Firenze. Magnifica prova, ricca di toni impressa su carta vergata coeva con filigrana “Cervo in uno scudo con croce” (cfr. Woodward nn. 51-52), rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, in ottimo stato di conservazione. “L’incisione mostra il cattivo stato di conservazione in cui erano i due colossi prima dei restauri voluti da Sisto V (1585-1590). Manca l’obelisco, recuperato dal Mausoleo di Augusto, che sarà inserito tra i due gruppi marmorei nel 1786 da Carlo Antinori, per volontà di Pio VI (1775- 1799). L’appellativo di Dioscuri si deve al Perrier che nella sua opera sulle statue più ammirate di Roma riportava le discordanti interpretazioni sui due colossi: secondo alcuni si sarebbe trattato di Alessandro e Bucefalo in duplice replica (come ritengono gli incisori di queste stampe cinquecentesche), secondo altri di Castore e Polluce e, infine, dei Dioscuri. La denominazione di Monte Cavallo data al colle del Quirinale deriva dai due grandi cavalli del gruppo scultoreo. […] Le statue sono copie romane del II-III secolo di originali greci del V sec. a.C. credute per tanto tempo copie di opere di artisti famosi tanto che sulle base è riportata la scritta “Opus Fidiae” e “Opus Praxitelis” e rappresentano i Dioscuri, i mitologici cavalieri figli di Giove che salvarono l’esercito romano al Lago Regillo. Sin dal Medioevo tutti i visitatori di Roma hanno potuto ammirarle nello stesso luogo dove sono ancora oggi e proprio per la loro presenza il Quirinale venne chiamato Montecavallo. La posizione in cui si trovano oggi è quella progettata da Flaminio Vacca per Sisto V, integrata dalle modifiche apportate nel 1783 da Carlo Antinori per Pio VI. Papa Sisto V voleva creare una mostra adeguata per il castello terminale dell’Acqua Virgo e pensò di utilizzare le due statue gigantesche che già si trovavano sulla piazza ed erano poste di fronte al Palazzo Vercelli o della Consulta; volle far girare le statue in modo che chiudessero visivamente lo scenario della Strada Pia – odierna Via XX Settembre – ed affidò l’incarico a Domenico Fontana che arretrò le statue e le mise in posizione frontale al Palazzo del Quirinale e vi pose una fontana davanti. L’ultimo spostamento delle statue fu voluto da Papa Pio VI che fece innalzare tra i due gruppi marmorei l’obelisco che si trovava nel Mausoleo di Augusto; i due gruppi furono divaricati per lasciar posto all’obelisco e davanti fu posta una vasca di granito che proveniva dal Campo Vaccino a raccogliere l’acqua che ricadeva dallo zampillo dell’Acqua Virgo. Dell’incisione vi è un altro esemplare in controparte edito per i tipi di Antonio Salamanca” (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. Le lastre figurano nell'Indice del Lafreri al n. 230, descritta come ' Caualli di Praxitelle et Fidia di forma dinanti et di retro separati sono nel monte Quirinale detto monte Ca. Engraving, 1546, signed and dated lower right: ROMAE ? D XLVI / ANT LAFRERI SEQVANI FORMIS. Inscribed at lower right: "HEVS TV QVI PRAETERIS MORARE PAVLVM AC INSPICE - IN QVIRINALI HI SVNT EQVI MARMOREI MVTILI ATQ[VE] GRANDES - ARTE VICTA NATVRA PARENS SPIRITVM CVR ERIPIT - QVID PRAXITELES ET FIDIAS EFFINXERE ISTOS AEMVLAMVR - SAT DIXI ABEL VALE SALVE MISCE BIBE DA MI" [Hey! you passing by. Stop a little and look. At the Quirinal there are these marble horses, mutilated, large. - Won by art, why does mother nature rapture the spirit? What Praxiteles and Phidias sculpted, we emulate. I have said enough, Abel: hail, hail, mix, drink, and offer it [also] to me]. Inscribed on the pedestals of the dioscuri: OPVS PRAXITELIS - OPVS FIDIAE. Example in the first state of three for Rubach, second of four for Alberti describing a proof before Lafreri's signature preserved in the Marucelliana collection in Florence. Magnificent proof, richly toned impressed on contemporary laid paper with watermark "Deer in a shield with cross" (cf. Woodward nos. 51-52), trimmed to copperplate and with coeval margins added, in excellent condition. “The engraving shows the poor state of conservation in which the two giants were before the restoration commissioned by Sixtus V (1585-1590). The obelisk is missing, recovered from the Mausoleum of Augustus, which was inserted between the two marble groups in 1786 by Carlo Antinori, at the behest of Pius VI (1775-1799). The name of Dioscuri is due to Perrier who in his work on the most admired statues of Rome reported the discordant interpretations of the two giants: according to some it was Alexander and Bucephalus in double replica (as the engravers of these sixteenth-century prints believe), according to others of Castor and Pollux and, finally, of the Dioscuri (see cards cat. V.36, V.37). The name of Monte Cavallo given to the Quirinale hill derives from the two great horses of the sculpture group. The statues are Roman copies of 2nd-3rd century Greek originals from the 5th century B.C. believed for a long time to be copies of works by famous artists so that on the base is written "Opus Fidiae" and "Opus Praxitelis" and represent the Dioscuri, the mythological knights sons of Jupiter who saved the Roman army at Regillo Lake. Since the Middle Ages all visitors to Rome have been able to admire them in the same place where they are still today and because of their presence the Quirinal was called Montecavallo. The position where they are today is the one designed by Flaminio Vacca for Sixtus V, supplemented by the modifications made in 1783 by Carlo Antinori for Pius VI. Pope Sixtus V wanted to create a suitable exhibition for the final castle of the Acqua Virgo and thought to use the two gigantic statues that were already on the square and were placed in front of Palazzo Vercelli or the Consulta; he wanted to turn the statues so that they would visually close the scenery of the Strada Pia - today Via XX Settembre - and entrusted the task to Domenico Fontana who set the statues back and put them in front of the Quirinale Palace and placed a fountain in front of it. The last movement of the statues was commissioned by Pope Pius VI who had the obelisk that was in the Mausoleum of Augustus raised between the two marble groups; the two groups were separated to make room for the obelisk and in front of it was placed a basin of granite that came from Campo Vaccino to collect the water that fell from the gush of Acqua Virgo” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to anc. Cfr.