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Stampe

BEATRICETTO Nicolas Beatrizet detto

Iscrizione funeraria di Pompeius Asper

1551

500,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1551
Formato
270 X 235
Incisori
BEATRICETTO Nicolas Beatrizet detto

Descrizione

Bulino, 1551, titolato, firmato e datato in basso: IN AEDIB[VS] FEDERICI CARD[INALIS] DE CAESIS SVB VATICANO TABVLA MARM[OREA] COHORTIVM SIGNIS DVOBVS AQVILAQ[VE] LEGIONARIA ATQVE ALIIS CVM INSTRVMENTIS BELLICIS TVM CAVEA PVLLVLARIA(*) INSCRIPTIONIBVS Q[VE] PERELEGANTIBVVS INSIGNIS · ANT LAFRERI FORMIIS EXACTISSIME DELINEATA · ROMÆ ? DLI» [Tavola marmorea [che è conservata] al palazzo del cardinale Federico Cesi al [Colle] Vaticano, ragguardevole sia per le insegne delle coorti, per l’aquila legionaria e altri strumenti bellici, sia per la gabbia pullularia, e notevole per le elegantissime iscrizioni]. Insolita incisione attribuita a Nicolas Beatrizet, che riproduce l’iscrizione funeraria di Pompeius Asper, riccamente decorata da simbologia delle legioni romane. Esemplare nell’unico stato conosciuto. Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “balestra nel cerchio (cfr. Woodward nn. 205-213), con margini, in perfetto stato di conservazione. “L’iscrizione funeraria di Pompeius Asper, con incastonati rilievi a carattere militare, proviene dal chiostro dell’Abbazia di Grottaferrata, entrò a far parte della Collezione del Cardinale Paolo Emilio Cesi (1481-1537), appassionato epigrafista. Oggi l’iscrizione si conserva nel Palazzo Albani del Drago a Roma” cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra figura nell'Indice del Lafreri al n. 221, descritta come ' Tavola di marmo delli segni delle cohorte et Aquila legionaria insieme con altri instromenti da guerra in casa del Cardinale Cesis. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per. Engraving, 1551, titled, signed and dated at bottom: IN AEDIB[VS] FEDERICI CARD[INALIS] DE CAESIS SVB VATICANO TABVLA MARM[OREA] COHORTIVM SIGNIS DVOBVS AQVILAQ[VE] LEGIONARIA ATQVE ALIIS CVM INSTRVMENTIS BELLICIS TVM CAVEA PVLLVLARIA(*) INSCRIPTIONIBVS Q[VE] PERELEGANTIBVVS INSIGNIS - ANT LAFRERI FORMIIS EXACTISSIME DELINEATA - ROMÆ ? DLI" [Marble tablet [which is preserved] at the palace of Cardinal Federico Cesi at the Vatican [Hill], notable both for the insignia of the cohorts, the legionary eagle and other instruments of war, and the pullularia cage, and notable for the very elegant inscriptions]. Unusual engraving attributed to Nicolas Beatrizet, reproducing the funerary inscription of Pompeius Asper, richly decorated with symbolism of the Roman legions. Example in the only known state. Magnificent proof, richly toned, impressed on contemporary laid paper with "crossbow in the circle" watermark (see Woodward nos. 205-213), with margins, in perfect condition. “The funerary inscription of Pompeius Asper, with embedded reliefs of a military character, comes from the cloister of Grottaferrata Abbey and became part of the Collection of Cardinal Paolo Emilio Cesi (1481-1537), a passionate epigrapher. Today the inscription is preserved in the Palazzo Albani del Drago in Rome” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of Lafreri's will, and printed some derivative plates. All the best engravers of the time - such as Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla, and others ' - were called to Rome and employed for the intaglio of the works. All these publishers-engravers and merchants-the proliferation of intaglio workshops and artisans h. Cfr.
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