Bulino, 1583, firmato e datato in lastra in basso a sinistra Romae, Claudij ducheti Formis 1583. Esemplare nel terzo stato di tre (cfr. Bianchi, D31) con l'indirizzo di Hendrick van Schoel in basso a destra. Buona prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con margini, in eccellente stato di conservazione. Iscrizione in alto al centro: "IMP. CAES. FL. CONSTANTINO. MAXIMO. / P. F. AVGVSTO. S. P. Q. R. / QVOD INSTINCTV DIVINITATIS MENTIS / MAGNITVDINE CVM EXERCITV SVO / TAM DE TYRANNO QVAM DE OMNI EIVS / FACTIONE VNO TEMPORE IVSTIS / REMPVBLICAM VLTVS EST ARMIS / ARCVM TRIVMPHIS INSIGNEM DICAVIT". L’arco fu eretto fra il 312 e il 315 per celebrare la vittoria di Costantino su Massenzio nella decisiva battaglia di ponte Milvio. È da ricordare che la costruzione di un arco onorario, come monumento ufficiale per conferire gli onori alla persona del Princeps o dei membri della sua domus, era esclusiva competenza del Senato romano. Sebastiano Serlio, contemporaneo degli incisori della bottega del Lafréry, così descrive l’arco e le sue reali condizioni nel Cinquecento: «Appresso l’amphitheatro di Roma detto dal uulgo il Coliseo è un bellissimo arco molto ricco di ornamenti, e di statue, e d’historie diuerse, e fu dedicato a Constantino, e uulgarmente si chiama l’arco di Trasi. Questo bell’arco, ancora che al presente sia sepolto in gran parte per le ruine, & accrescimento di terreno; nientedimanco egli è di grande altezza, & i suoi transiti trapassano l’altezza di due quadri, e massimamente quei dalle bande. Quest’arco è bellissimo all’occhio, e molto ricco di ornamenti e d’intagli: bene è il uero che li corniciamenti non sono di molto bella maniera, quantunque siano ricchi d’intagli […]. Fu misurato col palmo antico Romano, cioè a palmo & a minuti». Ovviamente la rappresentazione grafica riflette le misurazioni dell’epoca: «Nonostante la differenza di modi, anche Serlio, come Lafréry, non fornisce rilievi esatti, in questo caso gli archi antichi, nonostante che nel testo ad accompagnare le figure vi siano misurazioni in apparenza certe» (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. ' Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anc. Engraving, 1583, signed and dated in plate at lower left Romae, Claudij ducheti Formis 1583. Example in the third state of three (see Bianchi, D31) with Hendrick van Schoel's address at lower right. Good proof, printed on contemporary laid paper without watermark, with margins, in excellent condition. Inscription at top center: "IMP. CAES. FL. CONSTANTINUS. MAXIMO. / P. F. AVGVSTO. S. P. Q. R. / QVOD INSTINCTV DIVINITATIS MENTIS / MAGNITVDINE CVM EXERCITV SVO / TAM DE TYRANNO QVAM DE OMNI EIVS / FACTIONE VNO TEMPORE IVSTIS / REMPVBLICAM VLTVS EST ARMIS / ARCVM TRIVMPHIS INSIGNEM DICAVIT." “The arch was erected between 312 and 315 to celebrate Constantine's victory over Maxentius in the decisive battle of the Milvian Bridge. It should be remembered that the construction of an honorary arch, as an official monument to bestow honors on the person of the Princeps or members of his domus, was the exclusive responsibility of the Roman Senate. Sebastiano Serlio, a contemporary of the engravers in Lafréry's workshop, thus describes the arch and its actual condition in the sixteenth century: Appresso l’amphitheatro di Roma detto dal uulgo il Coliseo è un bellissimo arco molto ricco di ornamenti, e di statue, e d’historie diuerse, e fu dedicato a Constantino, e uulgarmente si chiama l’arco di Trasi. Questo bell’arco, ancora che al presente sia sepolto in gran parte per le ruine, & accrescimento di terreno; nientedimanco egli è di grande altezza, & i suoi transiti trapassano l’altezza di due quadri, e massimamente quei dalle bande. Quest’arco è bellissimo all’occhio, e molto ricco di ornamenti e d’intagli: bene è il uero che li corniciamenti non sono di molto bella maniera, quantunque siano ricchi d’intagli […]. Fu misurato col palmo antico Romano, cioè a palmo & a minuti” (translate from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Mich. Cfr.