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Stampe

Maestro B nel Dado

Battaglia navale

1550

2000,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1550
Formato
400 X 250
Incisori
Maestro B nel Dado

Descrizione

Bulino, 1550 circa, firmato in basso a destra, dove troviamo anche imprint editoriale ROMAE ANT. LAFRERI, con il monogramma della B all’interno del dado. Da un soggetto di Polidoro da Caravaggio. Esemplare nel secondo stato di sei, avanti l’indirizzo di Paolo Graziani. Magnifica prova, ricca di toni impressa su carta vergata coeva con filigrana “lettera M in uno scudo” (cfr. Woodward nn. 310-312), con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. A Londra, British Museum (inv. 1960,1115.5) è conservato un disegno (mm 242x427, penna, inchiostro bruno e grigio) che presenta lo stesso soggetto, nella medesima direzione. L’invenzione, già attribuita da Bartsch a Giulio Romano è stata corretta in Polidoro da Caravaggio da Popham. La matrice è conservata alla Calcografia Nazionale (inv. 223/A; Grelle Iusco 1996, p. 462, n. 67-2). “L’incisione riprende una scena di battaglia navale da un marmo romano. Per questa stampa sono state fatte varie ipotesi, secondo alcuni studiosi deriverebbe da un disegno di Giulio Romano, secondo altri da un disegno di Polidoro da Caravaggio” (cfr. C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). Bernardo Daddi (nato intorno al 1512 – morto a Roma nel 1570) è il nome attribuito al Maestro del Dado riconoscibile per una B segnata su un dado presente in diverse sue opere. Il Maestro del Dado è stato pittore e incisore della scuola di Marcantonio Raimondi e attivo a Roma tra il 1532 e il 1550. Egli è stato spesso confuso a torto con il Beatricetto o con il Bonasone, mentre Le Blanc ritiene si possa trattare di un discendente del Daddi. Diversamente, altri lo identificano con Benedetto Verini, figlio naturale o presunto di Marcantonio sulla base delle iniziali BV che appaiono su alcune sue stampe. La sua vera identità però rimane ancora oggi sconosciuta. Incisore di riproduzione di opere altrui, eseguite talvolta su richiesta di Antonio Lafreri, ha prediletto i modelli di Raffaello. Virtuoso nella tecnica del bulino, ha trattato soggetti sacri, mitologici, e allegorici, ornamentali. L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra figura nell'Indice del Lafreri al n. 188, descritta come ' Altra battaglia differente. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso ved. Engraving, ca. 1550, signed lower right, where we also find editorial imprint ROMAE ANT. LAFRERI, with B monogram within the die. From a subject by Polidoro da Caravaggio. Example in the second state of six, before the address of Paolo Graziani. Magnificent proof, richly toned impressed on contemporary laid paper with watermark "letter M in a shield" (see Woodward nos. 310-312), with wide margins, in perfect condition. In London, British Museum (inv. 1960,1115.5) is preserved a drawing (mm 242x427, pen, brown and gray ink) showing the same subject, in the same direction. The invention, already attributed by Bartsch to Giulio Romano, has been corrected to Polidoro da Caravaggio by Popham. The copperplate is preserved at the Istituto Nazionale per la Grafica (inv. 223/A; Grelle Iusco 1996, p. 462, no. 67-2). “The engraving takes a naval battle scene from a Roman marble. Various hypotheses have been made for this print, according to some scholars it is derived from a drawing by Giulio Romano, according to others from a drawing by Polidoro da Caravaggio” (translate from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). Bernardo Daddi (born around 1512 - died in Rome in 1570) is the name attributed to the Maestro del Dado recognizable by a B marked on a die found in several of his works. The Maestro del Dado was a painter and engraver of the school of Marcantonio Raimondi and active in Rome between 1532 and 1550. He has often been wrongly confused with Beatricetto or Bonasone, while Le Blanc believes he may have been a descendant of Daddi. Otherwise, others identify him with Benedetto Verini, Marcantonio's natural or presumed son on the basis of the BV initials that appear on some of his prints. His true identity, however, remains unknown to this day. An engraver of reproductions of others' works, sometimes executed at the request of Antonio Lafreri, he favored Raphael's models. A virtuoso in engraving technique, he treated sacred, mythological, and allegorical, ornamental subjects. The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; throug. Cfr.
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