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Markov,SISTEMI COLONIALI E MOVIMENTI DI LIBERAZIONE,1961[storia colonialismo
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Dettagli
Descrizione
Walter Markov,
SISTEMI COLONIALI
E MOVIMENTI DI LIBERAZIONE,
Editori Riuniti, Roma 1961,
I edizione: maggio 1961,
brossura, 21x13 cm., pp.198,
prefazione di Ernesto Ragionieri,
collana QUADERNI DELL'ISTITUTO GRAMSCI - STORIA,
copertina di Giuseppe Montanucci,
peso: g.300
CONDIZIONI DEL LIBRO:
esemplare in ottime condizioni generali,
macchie ed imperfezioni alla copertina,
leggera brunitura ai margini delle pagine
Indice
Prefazione 9
Introduzione 17
1. I sistemi coloniali dal XV al XVIII secolo 25
2. Dal capitalismo della libera concorrenza all'imperialismo e
alla Rivoluzione d'ottobre (1815-1917) 37
3. Il sistema coloniale imperialistico e il movimento anticolo-
nialistico di liberazione nella prima fase della crisi generale
del capitalismo (1917-1939) 49
4. La seconda guerra mondiale e l'aggravarsi della crisi gene-
rale del capitalismo. Prima fase del crollo del sistema colo-
niale imperialistico (1939-1948) 63
5. Lo scoppio del movimento di liberazione anticolonialista
(1949-1955) 83
6. L'era di Bandung (1955-1958) 101
7. L'ora dell'Africa (1958-1960) 121
Conclusione 139
Cronologia 165
Appendice 193
Prefazione
dalla Prefazione:
La sezione storica dell'Istituto Gramsci e gli Editori Riuniti
sono lieti di iniziare con questo libro di Walter Mar\ov la pubbli-
cazione dei corsi di lezioni che, ad opera di studiosi italiani e
stranieri di orientamento marxista, si tengono e si terranno presso
la sede dell'Istituto su momenti e problemi storici sui quali si con-
centra oggi l'interesse degli studiosi e l'attenzione della coscienza
contemporanea.
Il prof. Walter Markov, direttore dell'Istituto di storia gene-
rale della Karl-Marx-Universität di Lipsia, non è ignoto al pub-
blico degli studiosi italiani. Collaboratore della rivista " Studi Sto-
rici", edita dal nostro Istituto, autore, alla conferenza sull'imperia-
lismo tedesco nella seconda guerra mondiale (Berlino, dicembre
1959), di una bella comunicazione sulle " repubbliche partigiane "
dell'Ossola e della Carnia, promotore di iniziative editoriali alle
quali studiosi italiani non hanno mancato di dare la loro collabo-
razione, il Markov si è fatto largamente apprezzare dagli studiosi
che hanno partecipato ai congressi storici internazionali di questi
ultimi anni per la sua eccezionale informazione in campi anche
assai lontani della storia moderna e contemporanea, agevolata da
una straordinaria versatilità nella conoscenza delle lingue, compresa
la nostra, per la sua acutezza e la sua spregiudicatezza nel porre
e nel discutere i problemi.
Molteplici sono infatti i settori della
storia da lui toccati con le sue ricerche: la storia dell'Illuminismo
e della Rivoluzione francese, la storia dei Balcani negli anni dal
Congresso di Berlino alla prima guerra mondiale, la storia colo-
niale e la storia del movimento di liberazione dei popoli coloniali,
la storia comparata della Resistenza europea e le ricerche slavistiche.
In ciascuno di questi settori egli ha dato contributi importanti, che
si incentrano particolarmente sulla storia delle idee politiche e son-
dali e sulla storia dei movimenti popolari, ma che non si presen-
tano come esclusivamente specialistici, che non escludono mai la
considerazione di altri aspetti dell'attività umana.
La caratteristica di questo studioso è infatti quella di essere
un cultore della " storia generale " (se uno degli ultimi, come è
solito ripetere con quella sottile ironia anche verso se stesso che
gli e propria, o uno dei primi di una nuova serie, non è ancora
facile a stabilirsi). La allgemeine Geschichte fu una disciplina che
rese famose a partire dal secolo XVIII le università tedesche, ma
che è paurosamente decaduta con la crisi che ha attanagliato la
scienza storica tedesca nell'età dell' imperialismo e dell'irrazionalismo.
La ricerca specializzata se ne è andata da una parte, trasformandosi
in pura, e spesso vuota, erudizione, e il pensiero storico da un'altra,
volgendosi verso una filosofia della storia sempre più intenta a ne-
gare la possibilità di una conoscenza razionale. Nel Markov, invece,
siamo ben lontani dall'assistere a questa dissociazione. Il fondamento
marxista della sua formazione e del suo orientamento storiografico
si congiunge felicemente con una assimilazione critica delle tradi-
zioni migliori della storiografia e dell' insegnamento universitario
del suo paese, e con una curiosità insaziabile per una verifica con-
tinua nella ricerca, e, nella pratica, dei criteri da lui posti alla base
del suo lavoro.
Raggiungere tutto questo non poteva essere facile nella Germa-
nia del nostro tempo, e non lo è stato, infatti, neppure per il
Markov. Addottoratosi a Bonn nel 1934, dopo aver studiato storia,
geografia e storia delle religioni, il Markov fu tra quegli intellet-
tuali che non solo si rifiutarono di conciliare la loro coscienza con
la dittatura hitleriana, ma che cospirarono attivamente per rove-
sciarla. Per questo egli dovette trascorrere ben dieci anni — dal
1935 al 1945 — nelle carceri naziste. Dalla liberazione in poi co-
mincia il nuovo, effettivo corso della sua attività di studioso e di
insegnante, nella parte orientale della Germania (e dal 1949 nella
Repubblica democratica tedesca), con un suo particolare tratto nel
quadro del processo di formazione di una storiografia di indirizzo
marxista nella Germania dei nostri tempi. In un modo che esprime
significativamente il carattere e la funzione di rinnovamento che
quel processo ha avuto rispetto alle impostazioni tradizionali preva-
lenti nella storiografia tedesca, i suoi interessi di studioso e di inse-
gnante, e, come noi diremmo gramscianamente, di organizzatore
di cultura, si sono rivolti in modo prevalente verso tempi e pro-
blemi che gli studi storici tedeschi, pure nella loro maggiore am-
piezza di orizzonti, avevano per lo più, e non senza motivo, tra-
scurato.
Soprattutto verso lo studio della Rivoluzione francese —
nel quale ha alternato numerose ricerche originalmente condotte
sulle fonti con impostazioni complessive dei problemi oggetto del
suo studio (si veda, soprattutto, il saggio Grenzen des Jakobiner-
staates nel volume miscellaneo Grundposiitionen der französischen
Aufklärung, Berlin, 1955) e verso lo studio della storia coloniale
e dei movimenti di liberazione dei popoli coloniali — i più im-
portanti studi suoi su questo argomento sono citati nelle note del
presente volume, ma ad essi ci piace aggiungere la segnalazione
delle Bemerkungen zur geschichtlichen Stellung der Siedlungskotlonie,
anche questo pubblicato in un volume miscellaneo Vom Mittelalter
zur Neuzeit (Berlin, 1956) — si sono venute polarizzando in questi
ultimi anni le sue ricerche. In entrambi questi settori gli accenni
frequenti alla comparazione, il raffronto fra momenti e situazioni
diverse, la pienezza del discorso storico conferiscono alle ricerche
il carattere migliore, più autentico, della " storia generale ".
Gli interessi dello studioso si rispecchiano nella sua opera di
insegnante e di "organizzatore della cultura". Negli studi di storia
della Rivoluzione francese è giusto ricordare la collaborazione da
lui realizzata sul piano internazionale con i migliori cultori di
queste ricerche, e particolarmente con Georges Lefebvre e con la sua
scuola. Chi ricorda come la storiografia tedesca, di orientamento
reazionario, abbia sempre guardato alla Rivoluzione francese e ai
suoi momenti più genuinamente popolari attraverso lo schermo, per
la verità non sempre illuminante, della " politica estera " e dei rap-
porti diplomatici tra Francia e Germania, può misurare con esat-
tezza il significato del formarsi in Germania di una corrente di
studi che proceda d'accordo con quanti, in Francia e altrove, pro-
cedono ad uno studio " dal basso " della grande Rivoluzione.
(...)