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Antonino Bulla,POESIE DIALETTALI SICILIANE,Catania 1975[poesia popolare,Sicilia
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Dettagli
Descrizione
A cura di Antonino Bulla,
COLLANA DI POESIE DIALETTALI SICILIANE,
Tipografia Santo Gullotta, Catania 1975,
prima edizione,
rilegatura in cartoncino rigido e tela blu, 25x17,5 cm.,
pagine non numerate,
con numerose illustrazioni in nero e a colori,
peso: g.810
CONDIZIONI DEL LIBRO: ottime
Si tratta dei 12 fascicoli di POESIE DIALETTALI SICILIANE
curati da Antonino Bulla, pubblicati mensilmente a Catania
da aprile 1974 a marzo 1975.
Rilegati in un unico volume, conservano le belle copertine
originali.
dalla PREFAZIONE
Dopo la scomparsa di Nino Di Nuovo e di Peppino
Denaro, che, per lungo tempo, coi loro settimanali,
rispettivamente il « Lei è lariu » e il « Po' tu cuntu »
stimolarono l'attività creatrice dei poeti dialettali sici-
liani, purtroppo avvenne un grande sbandamento: la
poesia in dialetto spesso si ridusse a miserevole im-
provvisazione plebea di poetastri e verseggiatori. Al-
cuni frequentavano le bettole o sterili conventicole, per
lo più litigiose e con una vita effimera, giacché i pre-
sunti "grandi" mortificavano i minori, imponendo loro
il primato di sommi poeti, unti da Apollo con l'olio
santo del Parnaso.
E lo facevano valere con vistose medaglie d'oro ripor-
tate in vari concorsi, un po' "casalinghi", in cui, in par-
tenza, i primi posti erano sempre prenotati. Veniva col-
tivata la poesia tradizionale, sicché i poeti erano sempre
alle prese con una metrica assai rigida, giacché le strofe
richiedevano perizia tecnica e abilità nell'intreccio delle
rime e nella cadenza degli accenti.
Orbene, in così grande sfacelo della poesia dialettale,
Antonino Bulla, autore di diverse opere, fra cui i pre-
gevoli e ormai famosi « Canti a lu ventu » e « La Nu-
meroscopia », da uomo veramente onesto, leale e dotato
d'un'intelligenza aperta a grandi e lodevoli iniziative
poetiche e scientifiche, si propose di ridare dignità alla
poesia dialettale, invitando i poeti alla pubblicazione
mensile di quaderni antologici con una veste tipografica
dignitosa ed elegante, affinché la bella popolana si pre-
sentasse con abiti decorosi e civili nei salotti culturali
e letterari.
Ciò avvenne nell'aprile del 1974. Fra il generale
scetticismo, giacché simili tentativi non avevano avuto
esito positivo, Antonino Bulla, incoraggiato da me e dal
giornalista Dott. Nino Grìngeri, poeta di fama nazio-
nale, pubblicò i dodici numeri antologici, che ora ven-
gono riuniti in un volume, affinché, con la loro vasta
dinamica lirica, rimangano come documento della ri-
nascita dell'arte isolana, grazie ad una nuova tecnica
poetica.
Poiché il nostro dialetto, per la ricchezza dei traslati,
è per se stesso espressione poetica, i Siciliani si pongono
all'avanguardia della creazione artistica nel vasto arco
della poesia mondiale.
Le principali innovazioni consistono nel ripudio delle
forme metriche tradizionali, sostituite dal polimetro,
giacché ormai certe cadenze e rime obbligate non rispon-
dono più al gusto moderno, e nell'uso di analogie che
conferiscono al linguaggio poetico una maggiore imme-
diatezza e vigoria espressiva. I poeti man mano si ade-
guano a questa nuova tecnica, raggiungendo mirabili
effetti d'arte.
Così nella poesia siciliana è stato segnato un limite
tra i poeti del recente passato, degni pure del massimo
rispetto, come, per citare i più grandi, Giovanni Formi-
sano, Nino Martoglio e Francesco Buccheri (Boley), e i
poeti del Centro d'Arte e Poesia, perché quelli affida-
vano il pregio ed il valore della loro poesia soprattutto
all'elemento contenutistico, sentimentale o scherzoso o
satirico, mentre questi curano in modo particolare lo
stile, cioè la tecnica espressiva moderna, congeniale ad
ogni singolo poeta, pur non sottovalutando il contenuto
che, per se stesso, non è poesia, ma lo diviene nella
sintesi lirica con la forma, attuata dalla fantasia.
Perciò la poesia dialettale siciliana, che nei suoi carat-
teri peculiari si era fermata sulle posizioni dell'arte del
Secondo Romanticismo del Prati, dell'Aleardi e del Giu-
sti, ha percorso rapidamente il cammino d'un secolo,
rinnovandosi nelle sue strutture e nello spirito.
Dei numerosi poeti che hanno collaborato, i più
solerti assieme al Bulla hanno fondato un cenacolo, pro-
ponendosi di incrementare anche la poesia in lingua, le
arti figurative, la critica letteraria, la musica ed il fol-
klorismo, rivelatore dei costumi e delle tradizioni della
Sicilia.
Per questi molteplici intenti da perseguire, io ho
imposto al cenacolo la denominazione di Centro d'Arte
e Poesia « Antonino Bulla » e ho tracciato i profili critici
dei suoi 38 poeti, assidui collaboratori, profili che, a cura
del Bulla, sono stati pubblicati in un volume.
Nei dodici numeri antologici hanno collaborato n. 73
poeti.
Inoltre nelle rubriche « Un poeta alla ribalta » e
« Un poeta del passato », curate con fine intuito critico,
perizia tecnica e felice gusto estetico dalla Dott. Dina
Visalli, sono stati presentati nella loro personalità arti-
stica alcuni poeti del Centro e ricordati i più grandi del
recente passato.
Fra i poeti viventi figurano: Amalia Tomaselli, Sal-
vatore Nocita, Giovanni Formisano jr., Rosa Puglisi La
Rosa, Saro Ravesi, Nino Grìngeri, Giuseppe Monaco,
Cateno Nisi, Graziella Anfuso Calì, Mariano Piccione,
Titta Abbadessa, Nino Giuffrida Condorelli.
I poeti del passato sono i seguenti: Santo Battiato,
Giovanni Formisano, Francesco Buccheri (Boley), Vito
Marino, Paolo Gennaro, Giuseppe Nicolosi Scandurra,
Vincenzo Piccione, Ferdinando Collari, Peppino Denaro
(Turneddu), Isabella Rubino, Turi Scordo, Janu Giuf-
frida.
Questo cenacolo, da me potenziato con una vigile
assistenza di critico e di poeta, anche durante riunioni
domenicali di carattere letterario, ha avuto un rapido
sviluppo: nuovi e prestigiosi poeti hanno aderito con
vivo entusiasmo. Oggi esso incarna lo spirito poetico del-
la Sicilia, suscitando, con le sue manifestazioni artistiche,
grande interesse e simpatia. Inoltre è al centro dell'at-
tenzione della stampa, in modo particolare dei giornali
"La Sicilia" e "L'Ora" e dei settimanali "La Gazzetta"
e "L'Eco di Catania".
Il nostro Centro d'Arte e Poesia « Antonino Bul-
la », proteso sulla via dell'avvenire, segnerà una svolta
anche nella letteratura nazionale in questo Novecento
sempre smanioso di nuove avventure artistiche, ma così
povero di vera poesia.
MARIANO PICCIONE