LIBROEdizione originale.Straordinario insieme in superbe condizioni di conservazione. Dieci volumi in brossura originale, in barbe; i volumi I–VI addirittura intonsi; veniali e naturali segni del tempo alle copertine (VII: fessura al piede del dorso, comunque solido; piccola mancanza all’angolo del piatto anteriore del vol. X), pienamente conservate nel loro giallo brillante; generalmente ottimo l’interno (leggere fioriture diffuse; al vol. VII, pp. 265-68, una brunitura al margine esterno che non tocca il testo; complessivamente carte fresche e pulite). Estremamente raro, si direbbe quasi unico nelle condizioni del presente esemplare. Il secondo romanzo della «Trilogia dei moschettieri» fu scritto in pochissimi mesi, sull’onda del clamoroso successo editoriale di «Les Trois mousquetaires» (1844): le avventure di D’Artagnan, Aramis, Athos e Porthos divennero subito un classico, e nel corso del tempo hanno travalicato la sfera letteraria per entrare nell’immaginario collettivo europeo. L’edizione originale di Baudry fu affiancata, e in qualche caso di poco preceduta, da una fitta selva di edizioni pirata stampate in Belgio e recanti data Bruxelles 1845; basti ricordare, tra le molte, Meline-Cans et C.ie, Alph. Lebègue et Sacré Fils e la Société Belge de Librairie. Tali editori procedevano a impaginare il testo traendolo direttamente dal giornale «Le siècle», sui cui il romanzo usciva a puntate, e a conclusione della serie ebbero buon gioco nel pubblicare le loro edizioni — sempre in più volumi ma di formato assai modesto — in anticipo su Baudry, che aveva invece attesa la revisione del testo da parte del suo autore. Dumas, infatti, nel passaggio dal feuilleton all’edizione originale, apportò al romanzo significative correzioni, tagli e aggiunte, così che il testo definitivo risulta molto distante da quello riprodotto in fretta e furia nei volumetti brussellesi. Queste edizioni pirata, pochissimo note fino al pionieristico lavoro di Douglas Munro (1981), appaiono oggi, alle soglie del secondo millennio, decisamente più comuni rispetto all’originale parigino. «Vingt ans après» è notoriamente più raro dei «Trois mousquetaires»: lo notava già nel 1924 il libraio e bibliografo Louis Carteret, descrivendo assai sommariamente l’edizione e chiosando con un laconico «Cet ouvrage est très rare». E se è vero che alcune di queste valutazioni di rarità, tramandate negli storici repertori bibliografici, fanno oggi sorridere, dal momento che titoli un tempo rari divengono di anno in anno più comuni, nel caso di «Vingt ans après» è semmai vero il contrario: una scrupolosa ricerca nei principali repertori online ha consentito di rintracciarne solo due copie in sedi istituzionali, una alla Bibliothèque nationale de France e una alla Pierpont Morgan Library di New York. Ed entrambe sono rilegate. Alla stessa stregua, l’edizione risulta rarissima sul mercato: negli ultimi sessant’anni si sono registrate solo quattro apparizioni in asta (mai in brossura, e per due volte insieme a «Les Trois mousquetaires») e due in cataloghi di vendita. Manca a collezioni private molto prestigiose, come quella, straordinaria, di Pierre Bergé (1930-2017), venduta all’incanto in più tornate a partire dal 2015: il milionario francese, compagno dello stilista Yves Saint Laurent e bibliofilo vorace e raffinato, si era dovuto accontentare di una delle edizioni brussellesi. In questo quadro, «Vingt ans après» risulta incomparabilmente più raro di «Les Trois mousquetaires», e paragonabile, piuttosto, al «Compte de Monte-Christo» — la cui unica apparizione in asta, Christie’s Paris 2010, ha finito per scrivere, con la sua aggiudicazione record, un pezzo di storia del mercato antiquario.G. Vicaire, Manuel de l’amateur de Livres du xixe siècle III (Paris 1897), col. 368-s; L. Carteret, Le Trésor du bibliophile romantique et moderne I (Paris 1924), p. 236; H. Talvart & J. Place, Bibliographie des auteurs modernes de langue française V (Paris 1935), p. 14, n. 72.a; F. W. Reed, A Bibliography of Alexandre Dumas père (London 1933); D. Munro, Alexandre Dumas père: A Bibliography (New York 1981)