Libri antichi e moderni
Alberto Cavallari
UNA LETTERA DA PECHINO. LA CINA DELL'ULTIMO MAO
GARZANTI, 1976
11,69 €
Studio Maglione Maria Luisa
(Napoli, Italia)
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Dettagli
Descrizione
Due celebri reportages con una nota introduttiva sugli avvenimenti del 1976: la morte di Chou En-lai, il congedo di Mao dalla vita internazionale.
Informazioni bibliografiche
Autore: Alberto Cavallari
Titolo: Una lettera da Pechino. La Cina dell’ultimo Mao
Editore: Milano: Garzanti
Collana: Volume 636 di I Garzanti
Pagine: 364; [16] p. di tav. : ill. ; 18 cm
Note: Segue: Cina 1976, dello stesso A. con appendici di documenti.
Soggetti: Storia Contemporanea, Cina, Repubblica popolare cinese, 1949-1989, 1970-1979, Comunismo, Partito comunista, Rivoluzione culturale, Mao, Tse tung, Pensiero politico, Maoismo, Stalin, Marxismo, Imperialismo, Socialismo, Unione Sovietica, Lenin, Fiume Giallo, Shanghai, Pechino, Società, Rinascimento, Lunga Marcia, Intellettuali, Costituzione, Diritti, Novecento, Burocrazia celeste
Una lettera da Pechino e La Cina dell'ultimo Mao, considerati dalla critica due classici del giornalismo sulla Cina, sono qui ripresentati con l'aggiunta di un nuovo testo, Cina 76, che aggiorna i due viaggi del 73 e del 75 e si colloca nelle prospettive di un « dopo-Mao » aperto dalla morte di Chou En-lai.
Nel libro c'è straordinaria acutezza, nel giornalista una rarissima onestà. Guido Piovene
Una lettera molto bella, elegante, tutta una nervatura di osservazioni intelligenti, inappagate, pronte alla scherma ideologica, al gioco intellettuale. Lettere così noi italiani non le sappiamo più scrivere. Giorgio Bocca
Cavallari è un eccellente osservatore delle cose cinesi, un modello di grande indipendenza intellettuale. Francois Fejto
Ho divorato questo libro; perché la profonda onestà di Cavallari avvince il lettore, non lo abbandona più fino alla fine.
Mario Soldati
Un libro completo, che riunisce tutte le qualità: il colpo d'occhio penetrante, senza compiacenze; la conoscenza profonda dello sfondo ideologico; la felicità d'espressione; la modestia, e soprattutto il rifiuto di tutti i fantasmi che accompagnano in Cina tanti intellettuali occidentali. In più, la Cina si riflette in una sensibilità italiana che sa cogliere sottigliezze e sbrogliare casistiche quasi vaticanesche, mentre la verve e l'eleganza del racconto sono ancorate senza posa alla meditazione. P.J.F. « Le Monde
Non è la stanca ripetizione di reportages usciti sulla Cina in questi anni. Qui c'è uno sforzo reciproco di capire. L'equilibrio dell'insieme, il controllo critico sulle informazioni, l'impegno dell'interpretazione, consentono convincenti e misurate conclusioni.
Un libro importante, un vero contributo alla conoscenza della Cina. Una grande tensione intellettuale, una scrittura che va al di là di una eccellente scrittura. Vi sono pagine che sono veri e propri pezzi d'antologia. Maria Antonietta Macciocchi.