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Libri antichi e moderni

Erlindo, Vittorio - Gaddi, Manlio - Segato, Giorgio

TONO ZANCANARO "BIOBIBLIOGRAFIA"

Nuovi Sentieri Editore, 1987

30,00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico

(Modena, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1987
Luogo di stampa
Belluno
Autore
Erlindo, Vittorio - Gaddi, Manlio - Segato, Giorgio
Editori
Nuovi Sentieri Editore
Soggetto
MIRANDOLA MODENA CESENATICO ZANCANARO ARTE PITTURA CONTEMPORANEA
Lingue
Italiano

Descrizione

(24X17 cm.), (6) 206 pp. Brossura originale con titoli e illustrazione al piatto e al dorso. Biografia del famoso pittore inventore del "Gibbo" Antonio Zancanaro. Il Gibbo è probabilmente l'invenzione grafica più nota di Tono Zancanaro. L'idea della figura fisica del Gibbo nasce con la visione di un lottatore enorme e deforme visto in un circo, il nome ha una genesi più complessa. Si forma in parte dalla figura del traditore, Gibbon appunto, nel film di John Ford "The Informer" sulla resistenza irlandese: Gibbon è personaggio deforme nel corpo e nell'anima, perché tradirà i compagni di lotta; Gibbone è anche il nome della scimmia che allo zoo fa tanto ridere i bambini per come mostra il suo sedere spelacchiato, è animale ritenuto impudico e lascivo. Dalla mescolanza di questi elementi nasce la figura del Gibbo. Opera in ottimo stato di conservazione. Antonio Zancanaro (Padova, 8 aprile 1906 - Padova, 3 giugno 1985) è stato un pittore, incisore e illustratore italiano. Nel 1931 comincia a dipingere, e già nel 1933 partecipa ad esposizioni collettive. Ha per lui importanza decisiva l'amicizia col medico Giorgio Rubinato, che lo avvia, anche attraverso il filtro della grande arte del nostro secolo, a una più meditata conoscenza del Meridione, dell'arte greca e mediterranea. Nel 1935, a Firenze, Tono si reca da Ottone Rosai, dal quale asseriva d'aver ricevuto "la prima e unica, fondamentale, lezione sulla natura dell'arte". Nel 1937, un primo viaggio a Parigi: si reca da Lionello Venturi, da tempo li esule. Matura intanto l'impostazione ideologica dell'artista, già orientato dall'ambiente e dalle letture a un umanitarismo sociale e alla polemica contro gli stati tradizionalmente oppressori. Stringe amicizia con Ettore Luccini e, poco dopo, con Eugenio Curiel, che dal 1936 frequenta quotidianamente. Tono è così attratto dall'ambiente universitario, e in particolare frequenta il gruppo di giovani triestini legati a Curiel, come Atto Braun ed altri, il primo "Gibbo" (onirica caricatura di Mussolini), donato a Luccini, reca la data del 1937. Poco più tardi Tono conosce Egidio Meneghetti, Concetto Marchesi ed altri esponenti dell'antifascismo universitario; presta aiuto per l'educazione dei ragazzi ebrei discriminati. nella villa di Celina Trieste: con alcuni amici entra in rapporto con Francesco Loperfido. Nel 1942 si iscrive al Partito Comunista Italiano. Tra il 1942 e il 1943 grava su Tono il sospetto d'un male incurabile: passa settimane in ospedale (ed è qui che, secondo quanto egli narra, ricava dei contorni delle ombre che scorge sulle pareti mentre si riprende dalla crisi, alcuni spunti determinanti per l'invenzione grafica del "Gibbo": i cosiddetti "protogibbi"). Verso il 1950, venuto a contatto con la gente delle risaie, si impegna a suo modo, liberamente, nell'attuazione di una poetica "realistica". Pur operando costantemente a Padova, egli si sposta sempre più spesso in altre regioni, e specie a Roma, dove stringe viva amicizia con Carlo Levi, Renato Guttuso e Mino Maccari. Nel 1942 aveva conosciuto a Milano, su indicazione di Curiel, Ernesto Treccani, che a sua volta lo aveva messo in contatto, a Roma, con Guttuso, e con Moravia e la Morante; ora Treccani lo accoglie spesso nell'ambiente milanese. Tra i viaggi, oltre a quelli nelle zone vicine, come gli spostamenti continui nel Polesine, a Comacchio, a Mantova, a Cesenatico, a Ferrara, sono stati di particolare rilievo per l'artista quelli in Cina (1956) e la serie fittissima di quelli in Sicilia e in Magna Grecia. dove Tono soggiorna per lunghi periodi. In Sicilia stringe nuove amicizie, con Leonardo Sciascia, Antonio Uccello, Vincenzo Tusa ed altri intellettuali isolani, tra i quali l'editore Sellerio. Tra il 1946 e il 1950 era tornato più volte a Parigi, altri viaggi lo portano in Russia, in Polonia, in Germania Orientale, in Albania. Caso raro fra gli artisti si è cimentato con quasi tutte le modalità delle arti visive, riuscendo sempre ad appropriarsi delle capacità tecniche necessarie e sufficienti per eseguire il suo lavoro. Anche se Zancanaro rimane pur sempre maestro ineguagliato nella grafica, particolarmente nella linea pura e nell'incisione, ha lavorato a lungo con l'olio e gli acquarelli, ha inciso vasi di vetro appositamente realizzati per lui dai mastri vetrai di Murano, in stretta collaborazione con la Cooperativa del Mosaico di Ravenna ha eseguito numerosi interventi musivi, realizzato arazzi, sculture in bronzo, ecc. Altra peculiarità del Maestro padovano è stato il suo desiderio di viaggiare, di muoversi sia per vedere località sconosciute, sia di conoscere persone nuove, instaurare nuovi rapporti. In questo suo peregrinare parte importante hanno avuto i musei, luoghi continui di visitazione e rivisitazione per studio e contemplazione, in particolar modo quelli di Spina, di Grosseto, le zone archeologiche di Paestum, Metaponto e Selinunte. La sensibilità di Tono Zancanaro, unita al desiderio continuo di lavorare, di realizzare anche con le proprie mani, non poteva che portare necessariamente alla scoperta della pittura vascolare greca, ed al desiderio di reinterpretarla a modo suo, oggi, con i suoi soggetti. Per questo inizia l'attività di ceramista di Tono Zancanaro, e le prime produzioni sono dei primi anni cinquanta: l'interesse per questa lavorazione è tale che si fa costruire un suo forno, nello studio di Padova, e da solo realizza la maggior parte delle opere, vasi, piatti, ma anche sculture in terracotta. Nel 1970 ottiene la cattedra d'incisione all'Accademia di Belle Arti di Ravenna, che conserva fino al 1977, lavorando con la Cooperativa del Mosaico. Nel 1972 ha la prima grande mostra antologica al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, cui segue nel 1974 una seconda antologica alla Civica Galleria d'Arte del Comune di Palermo. Nel 1978 il comune di Padova gli dedica una grandissima mostra antologica nel Salone della Ragione. Nel 1982 anche il comune di Milano lo onora con una rassegna antologica nel Castello Sforzesco. Muore a Padova il 3 giugno 1985.