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Libri antichi e moderni

Galeani Napione Di Cocconato Gian Francesco

Storia metallica della Real Casa di Savoia

Dalla Stamperia Reale,, 1828

550,00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico

(Modena, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1828
Luogo di stampa
Torino,
Autore
Galeani Napione Di Cocconato Gian Francesco
Editori
Dalla Stamperia Reale,
Soggetto
CASA SAVOIA ZECCA TORINO INCISIONI

Descrizione

In folio (mm. 48x32 cm); (4, compresi titolo inciso da Palmieri su disegno di Boucheron e dedica), VIII, (2) pp., I-XXVII tavole numerate, (56) pp. contenenti la "Spiegazione delle medaglie". Legatura coeva in mezza pelle con titolo e filetti in oro su tassello rosso al dorso. Qualche lieve segno del tempo e strofinatura ma nel complesso, esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione e praticamente privo delle solite macchioline di foxing presenti in quasi tutti gli esemplari. Il nostro esemplare si presenta anche a fogli ancora in barbe. Prima ed unica edizione di questa monumentale opere dedicata alle medaglie sabaude stampate fino al 1828. Antiporta inciso all'acquaforte dal Palmieri su invenzione del Boucheron. Dopo la dedicatoria e lo scritto di Napione Galeani, seguono le bellissime 27 tavole raffiguranti medaglie con effigi dei Savoia, numerate I-XXVII. Carlo Emanuele III, nel 1757, chiamò Nel 1757 Carlo Emanuele III ordinò al noto incisore Lorenzo Lavy (figlio dell'altrettanto noto Carlo), di realizzare una serie di medaglie, ognuna intesta ad un Sovrano della Real Casa. Lorenzo Levy, apprendista di Andrea Boucheron, perfezionò la sua arte presso l bottega di Thomas Germain, orefice del re di Francia al Louvre. Come ben scrive, Valentina Sapienza nella voce dedicata a Levy nel "Dizionario Biografico degli Italiani" edito da Treccani (Volume 64, 2005) "A Parigi si dedicò allo studio del disegno e del modellato, cui aggiunse, dal 1743, la pratica dell'incisione di monete e medaglie (Cultura figurativa…, III, p. 1456). A consigliarlo in tal senso, con l'obiettivo di fargli guadagnare una professionalità meglio spendibile e più redditizia, fu proprio Andrea Boucheron, con il quale Lorenzo intrattenne una fitta corrispondenza e cui inviò tutti i suoi lavori perché fossero mostrati a corte (Assandria, pp. 214 s.). Il 16 giugno 1745 rientrò a Torino; ma già nell'ottobre successivo raggiunse Roma, provvisto di una pensione mensile di 60 lire, per continuare a perfezionarsi nell'arte dell'incisione (Baudi di Vesme, p. 620). Su interessamento del cardinale Alessandro Albani fu introdotto nella bottega degli Hamerani, incisori presso la Zecca pontificia (ibid.). A Roma si applicò allo studio della medaglistica antica, colmando quel vuoto che la formazione parigina aveva reso inevitabile. Richiamato a Torino nel giugno del 1749 (ibid., p. 622), il 12 novembre dell'anno successivo fu nominato intagliatore di monete e medaglie della Zecca reale con lo stipendio provvisorio di 1000 lire annue, aumentato a lire 1200 nel 1763, quando sostituì completamente il defunto Giovan Battista Donò (ibid., p. 622). […] Un discorso a sé merita la serie di settantasette medaglie della Storia metallica di casa Savoia (Torino, Museo civico di numismatica), iniziata nel 1757 per volere di Carlo Emanuele III e terminata solo quindici anni dopo. Per le invenzioni dei soggetti e delle leggende dei rovesci, Lorenzo fu affiancato dall'abate Francesco Berta, bibliotecario dell'Università. I coni, pagatigli solo 118 lire l'uno, rimasero sconosciuti fino a quando Carlo Felice li fece disegnare da Angelo Boucheron e incidere in rame da Pietro Palmieri per illustrare il volume curato da Giovan Francesco Galeani Napione, Storia metallica della Real Casa Savoia (Torino 1828). La serie fu completata e incisa su interessamento di Luigi Torelli, allora ministro dell'Agricoltura, industria e commercio, in visita alla Zecca nel 1864 (Uomini libri medaglieri, pp. 45-51; Popoff). ". L'opera che qui presentiamo, aveva la doppia finalità diplomatico-storica di creare un dono prezioso da lasciare ai regnanti d'Europa e a personalità eminenti e di creare una collezione che sarebbe, poi, rimasta nel corso del tempo. In realtà, dopo la morte del Duca, per le ingenti spese richieste per la coniazione le medaglie non vennero mai battute. Il progetto finì per qualche tempo nel dimenticatoio, fino a quando, alcune persone vicine al Re Carlo Felice perorò la causa di riprendere e portare a conclusione il piano dell'opera. Fu così contattato l'incisore Pietro Calmieri che finì di realizzare tutte le medaglie, che videro, però, la luce solo nel 1864 quando il ministro dell'Agricoltura, dell'Industria e del Commercio, Luigi Torelli visitò la zecca e casualmente, notò i coni inutilizzati. Interessatosi della cosa, chiese cosa fossero e quando gli fu descritto di cosa si trattasse, diede immediatamente ordine di finire il progetto. Rif. Bib.: Bassoli, Monete e medaglie nel libro antico, p. 74; Manno, I, 575.
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