LIBROPrima edizione.CON AUTOGRAFO.Straordinario esemplare, storico: copia donata da D’Annunzio a una delle sue donne — molto probabilmente Antonietta Treves — con la dedica «Alla Comare | il suo Crispino» (con riferimento alla celebre opera dei fratelli Ricci), dedica subito seguita dalla firma autografa di Luisa Baccara, ovvero il soggetto del libro. Impreziosito inoltre dal raro «Ex libris Gabrielis Nuncii Porphyrogeniti» disegnato in acquaforte sanguigna da Giulio Aristide Sartorio, e applicato a margini interi a ricoprire tutta la seconda di copertina. L’esemplare conserva ancora la scheda bibliografica manoscritta della libreria antiquaria C. E. Bourlot di Torino, con sobria descrizione; apparso in un’asta romana del giugno 2007, è stato poi registrato in Ilaria Crotti, «Lo scrittoio immaginifico» (Avellino 2016, p. 188 nota 18).Raro libretto fuori commercio che testimonia ancora una volta l’eccezionale sodalizio artistico tra i due protagonisti di Fiume, D’Annunzio e De Carolis. L’opera è tutta incentrata su Luisa Baccara, pianista e amante del poeta, che si legò a lui nel 1919, lo seguì da Fiume a Gardone e gli rimase vicino fino agli anni del Vittoriale. A lei, innanzitutto, è dedicata la bellissima incisione in sanguigna di De Carolis, che apre il volumetto: «Leggermente inclinato il capo, elegante la linea flessa del collo, segnate le spalle, compatto il volume della capigliatura, [.] accentuato l’arco sopraccigliare che incornicia la fessura nera e concentrata dell’occhio sinistro, [.] ben disegnata la bocca dal sorriso trattenuto, [.] pronunciato il mento: elementi, codesti, che contribuiscono nel loro insieme a “scolpire” un bassorilievo cartaceo, mentre sullo sfondo, in verticale, svettano le canne di un organo che rileggono la performance musicale equiparandola a un rito sacro» (Crotti, p. 187). Il ritratto realizzato da De Carolis è seguito da quello composto da D’Annunzio, che si articola in due movimenti, a formare un dittico: il primo, intitolato «La figura» (uscito in prima istanza su «La Vedetta d’Italia», Fiume 20 febbraio 1920), prende le mosse proprio dall’incisione di De Carolis, intessendo con questa un dialogo serrato e dando conto «della personalità artistica della Baccara, della sua eccellenza e, soprattutto, delle fantasmagoriche rispondenze tra il corpo della pianista, il suo strumento e colui che reinterpreta questi fattori» (Crotti, p. 188). Il secondo, intitolato «La maestria» (pubblicato nel luglio 1920 sulla rivista «Poesia» diretta da Mario Dessy), pur continuando negli elogi della pianista, «grazie a riferimenti, citazioni, autocitazioni, digressioni, sconfinamenti e allusioni di vario tenore [.] è teso a fare interagire problematiche estetiche e musicali con assunti più spiccatamente ideologici» (Crotti, pp. 188-9). Il volumetto, per quanto poco noto ai non specialisti, nella sua veste tipografica di grande pregio e nella raffinata corrispondenza tra immagini e prosa si configura come una delle più pregevoli prove fiumane di D’Annunzio e De Carolis.Bibl.: Guabello, Raccolta dannunziana, n. 296-298; L. Crotti, Lo scrittoio imaginifico. Volti e risvolti del d’Annunzio narratore, Avellino, Edizioni Sinestesie, 2016.