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Libri antichi e moderni

Lunadoro Girolamo

RELATIONE DELLA CORTE DI ROMA. E de' Riti da osservarsi in essa, e de' suoi Magistrati, & Officij, con la loro distinta Giurisdittione. Del Signor Cavaliere Girolamo Lunadoro dellOrdine di S. Stefano Nobile Senese. E del Sacro Romano Imperio Conte Palatino. In questa ultima Editione accresciuta dall' Autore di molti Capitoli e Lettere, & in cose Notabili Emmendata.

Odoardo Scarduzio, 1642

380,00 €

Accademia degli Erranti di Monica Vada

(Torino, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1642
Luogo di stampa
Viterbo
Autore
Lunadoro Girolamo
Editori
Odoardo Scarduzio
Soggetto
Storiografia, Costume, Corte romana
Sovracoperta
No
Copia autografata
No
Print on demand
No
Condizioni
Usato
Prima edizione
No

Descrizione

Volume in 12, legatura coeva in pergamena morbida, titolo manoscritto al dorso, sguardie, frontespizio con Stemma cardinalizio in rosso e nero, forse del dedicatario (Giovan Battista Pallotto, card.), dedicatoria, prefazione, sommario, (12) 273, bianca finale. Eccezionale e rara edizione di un opera particolare e specialmente curiosa. L' autore, senese, ottenne il titolo di cavaliere milite, all'Ordine di S. Stefano (Ordine fondato da Cosimo I de' Medici nel 1561) all'interno del quale ag come rappresentante nel Regno, difendendo. Forte della sua esperienza presso la corte pontificia, il Lunadoro aveva scritto nel 1611, su incarico della granduchessa Cristina di Lorena, una Relatione della corte di Roma e de' riti da osservarsi in essa, e de' suoi magistrati, e offizi, con la loro distinta giurisdittione. L'opera, che doveva servire di istruzione per Carlo de' Medici, figlio di Cristina, destinato al cardinalato, fornisce un quadro dettagliato dell'organizzazione della corte pontificia, delle gerarchie, delle mansioni di ciascun funzionario di governo, dei riti, delle cerimonie e delle forme da rispettare in ogni situazione. Considerata a lungo il manuale del cerimoniale pontificio, circol in numerose copie manoscritte senza che l'autore si preoccupasse di farla stampare. Nel 1621 Francesco Sestini da Bibbiena, anch'egli maestro di camera del cardinale Cinzio Aldobrandini, ne fece una parziale edizione a suo nome, intitolandola Il maestro di camera. Solo nel 1635 il nipote dell'autore, Romolo Lunadoro, la fece stampare integralmente a Padova da Paolo Frambotto, dedicandola al cardinale Carlo de' Medici, per il quale in origine era stata composta. La seconda edizione f stampata a Bracciano nel 1641 ed un anno dopo, la presente f stampata a Viterbo. Dopo queste rarissime ed ormai introvabili edizioni l'opera venne ristampata, affiancata ad altre opere, fino alla met dell'Ottocento a testimonianza del successo ottenuto. E' inoltre significativo che, Gregorio Leti, avvezzo a usare concetti di opere altrui, utilizz ampiamente la Relatione (per la seconda parte del suo Itinerario della corte di Roma, 1673), pur dichiarandolo esplicitamente. Da ci forse l'equivoco, tuttora persistente, ma insostenibile se non altro per ragioni anagrafiche, che gli attribuisce l'opera del Lunadoro. L'opera, di gradevolissima lettura, interessante e davvero curiosa, qui presentata in splendide condizioni, la pagina 91 (evidentemente scomparsa al momento della legatura) stata rimpiazzata all'origine, da una stessa fittamente e magistralmente manoscritta, in un corsivo romanico cos ben ripreso ed un impaginazione perfetta da rendere difficile la distinzione con la pagina stampata a fronte, una peculiarit anzich un difetto. Esemplare raro, in bello stato ed in bella legatura.