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Libri antichi e moderni

Curzio Rufo Quinto

Quinto Curzio Rufo coi supplementi di Freisemio Su le imprese di Alessandro il Grande. Volgarizzato dall' abate Marco Mastrofini

Vincenzo Poggioli, 1809

150,00 €

Gilibert Galleria Libreria Antiquaria

(Torino, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1809
Luogo di stampa
Roma
Autore
Curzio Rufo Quinto
Editori
Vincenzo Poggioli
Soggetto
Letteratura latina, Storiografia antica, Alessando Magno
Sovracoperta
No
Stato di conservazione
In ottimo stato
Lingue
Italiano
Copia autografata
No
Print on demand
No
Condizioni
Usato
Prima edizione
No

Descrizione

2 voll. in-8° (220x140mm), pp.XVI, 271; 260, (1) di errata; legatura coeva m. pelle e angoli con titolo in oro su tassello verde e decori floreali in oro ai dorsi. Piatti in cartone decorato. Tagli a spruzzo rossi. Una dedica al risguardo del primo vol. Ottimo stato. Prima edizione del volgarizzamento del Mastrofini del capolavoro di Curzio Rufo, composto quasi certamente nell'età di Caligola e nei primi anni di quella di Claudio in dieci libri, di cui i primi due sono perduti. Non ci sono note le vicende biografiche di Curzio Rufo, ed è tuttora incerto se identificarlo con un politico di questo nome citato da Tacito nelle 'Historiae'. La sua opera si ispira alla storia romanzesca del sovrano macedone scritta da Clitarco nel III secolo a.C., venendo a configurarsi come una biografia romanzata, stilisticamente influenzata da Livio, in cui si lascia largo spazio alla descrizione dei thaumasia, delle cose strane e misteriose incontrate da Alessandro nella sua spedizione e che avevano inaugurato, già in Grecia, il genere della paradossografia. Probabilmente la fonte maggiore, con Arriano e Diodoro, per la ricostruzione della biografia di Alessandro Magno, l'opera di Curzio Rufo, anche nella sua adesione inevitabile a schemi della retorica ellenistica, è notevolissima per rigore e acume storiografico, e anticipa per più versi la grande storiografia tacitiana. Il Mastrofini (Monte Compatri, 1763-Roma, 1845) fu abate e letterato, professore di filosofia e matematica nel collegio di Frascati, di cui resta celebre un trattato sull'usura in cui egli disquisiva, 'da un punto di vista ecclesiastico e morale più che economico, della dibattuta questione circa le legittimità dell'interesse', asserendo 'che un moderato compenso per i prestiti di capitale sia teologicamente ammissibile e che le opposizioni della Chiesa nel corso dei secoli non debbano considerarsi rivolte contro ogni usura, ma solo contro quelle forme d'interesse cui anche nel linguaggio moderno si addice tale nome' (Anna Maria Ratti in Encicl. Italiana, XXII, 543).
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