Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Libri antichi e moderni

Adam Zagajewski, Valentina Parisi, Valentina Parisi

PROVA A CANTARE IL MONDO STORPIATO. ANTOLOGIA. (TESTO ORIGINALE POLACCO A FRONTE)

Interlinea, 2019

17,99 € 19,99 €

Studio Maglione Maria Luisa

(Napoli, Italia)

Parla con il Libraio

Metodi di Pagamento

Dettagli

Anno di pubblicazione
2019
ISBN
9788868573089
Luogo di stampa
Novara
Autore
Adam Zagajewski
Pagine
120
Volumi
1
Collana
Volume 88 di Lyra
Editori
Interlinea
Formato
17 cm
Curatore
Valentina Parisi
Edizione
Prima
Soggetto
Letteratura contemporanea, Letteratura ucraina, Poesia, Letteratura polacca, Comunismo, Novecento, Raccolte poetiche, Antologie poetiche, Ebrei, Nazismo, Esilio, Shoah, Libri fuori catalogo, Poeti polacchi, Poesie, Poesia contemporanea, Impegno civile, Politici
Prefatore
Valentina Parisi
Descrizione
FONDO DI MAGAZZINO PARI AL NUOVO. LIEVI SEGNI DEL TEMPO. RARO.
Sovracoperta
Stato di conservazione
Come nuovo
Lingue
Italiano, Altre
Legatura
Brossura
Copia autografata
No
Print on demand
No
Condizioni
Nuovo
Prima edizione

Descrizione

«Ma noi siamo vivi,/ colmi di memoria e ragione» è la risposta di Adam Zagajewski ai drammi della storia e alla spersonalizzazione della società attuale, collocando sotto la sua lente d'ingrandimento piccoli particolari quotidiani molto rivelatori: così le ombre dei turisti sulla tomba di Brecht sembrano quelle degli informatori della stasi che lo pedinavano da vivo e la gatta di Ruth, ignara di essere ebrea come la sua padrona, di notte dal ghetto torna sempre alla parte ariana. Per l'autore di quest'antologia, che affronta la Shoah come l'11 settembre ma anche gli ex paradisi naturali fagocitati dal turismo di massa, resta lo spaesamento dei «poeti, invisibili come minatori, nascosti sottoterra» che «costruiscono per noi una casa», quella della consapevolezza civile di dover essere vivi e vigili «e talvolta particolarmente orgogliosi,/ perché in noi grida il futuro/ e quel balbettio ci fa umani».

Presentazione. Idealmente tesa ad abbracciare mezzo secolo di carriera, questa silloge spazia tra gli esordi del poeta risalenti alla fine degli anni sessanta e la sua più recente raccolta, Asymetria (Asimmetria, a5, Cracovia 2014), concentrandosi soprattutto su quest'ultima, così da presentare al lettore una scelta di componimenti inediti in traduzione italiana. L'unica eccezione è costituita da Spróbuj opiewac okaleczony swiat, già tradotta da Krystyna Jaworska, ma qui riproposta (ovviamente in una versione nuova) in quanto testo irrinunciabile per apprezzare l'intonazione civile dell'autore. Apparsa sul New Yorker nella traduzione inglese di Clare Cavanagh (Try To Praise The Mutilated World) nei giorni immediatamente successivi agli attentati dell'11 settembre 2001, questa poesia scritta un anno e mezzo prima è ispirata in realtà a un viaggio che Zagajewski aveva compiuto insieme al padre tra i villaggi abbandonati dell'Ucraina occidentale, non lontano dalla città in cui aveva visto la luce. Non pare dunque avventato definirla un punto di snodo tra la sua mitologia personale legata all'immagine remota di Leopoli, piccola patria che non sostituisce quella maggiore, ma la incarna nella prospettiva del ricordo e dell'attesa messianica del ritorno (L. Bernardini), e una disponibilità sempre crescente a misurarsi col mondo contemporaneo che è ravvisabile anche in Asimmetria. Liriche come La valigia, Sandali, oppure Autoritratto in aereo riconfigurano il tema dell'esilio e della cacciata dall'Eden sotto forma di eterno nomadismo di globale flânerie sullo sfondo spersonalizzato dei terminal aeroportuali o degli ex paradisi naturali fagocitati dal turismo di massa. Costante resta lo spaesamento, la percezione acuta di un'inadeguatezza dell'io poetico ad assolvere il ruolo che pure dovrebbe essere suo. Ciò è pressoché inevitabile a margine dell'impossibilità rilevata da Theodor Adorno di scrivere poesie dopo la Shoah (e Zagajewski implicitamente incrocia le lame con il filosofo tedesco sia in Elegia mai scritta per gli ebrei di Cracovia sia in Le rondini di Auschwitz), ma torna anche in contesti meno drammatici e più quotidiani. In La nuvola i poeti sono i senzatetto per eccellenza, in quanto costruiscono per gli altri case che mai potranno abitare in prima persona, interni fatti di parole che offrono loro solo temporanea dimora. Così come Norwid prigioniero di un ospizio, o di Hölderlin rinchiuso nella sua torre, anche il poeta contemporaneo intrattiene col reale un rapporto inevitabilmente sbilanciato a favore della dimensione simbolica e destinato a risolversi fatalmente nei termini di un'asimmetria. Questa stessa attitudine, d'altronde, lo porta a cogliere fuggevoli attimi di epifania, quando un nesso pare finalmente riconnettere le cose (Il prestigiatore, Smarriti). Nella sua solitudine trova consolazione nel dialogo a distanza con i poeti del passato, non importa se celebri (Tema: Brodskij, Mandel'štam a Feodosia) o dimenticati (lo Jerzy Hordynski dello Scaffale). Ma tale dialogo non può avvenire se non nella Storia, presenza che nell'opera di Zagajewski torna a guisa di revenant, coagulandosi intorno a temi ricorrenti: l'espulsione da Leopoli e il ricollocamento, alias deportazione, in Slesia (Terra, Grazyna, Viaggio da Leopoli verso la Slesia nel 1945, La città sommersa, Autostrada), l'annientamento degli ebrei polacchi durante la Shoah (Werner Heisenberg fa visita a Hans Frank a Cracovia, Ruth), le ceneri del comunismo (Il vecchio Marx, Bertolt Brecht nell'eternità). Motivi che vengono collocati sotto la lente d'ingrandimento della quotidianità, come a voler scongiurare il pericolo della retorica, e messi a fuoco con quel distacco sempre partecipe e mai cinico che è dell'ironia. Così la carta dei manoscritti del vecchio Marx è fragile e sottile come il mal sottile che lo attanaglia, le ombre dei turisti sulla tomba di Bertolt Brecht sembrano quelle degli informatori della Stasi che lo pedinavano da vivo e la gatta di Ruth, ignara di essere ebrea come la sua padrona, di notte dal ghetto torna sempre alla parte ariana. Sintetiche notazioni quelle di Zagajewski, che però lasciano trapelare una speranza, l'idea che, a forza di disgiungere e unire immagini, si possa ricostituire un senso.

Descrizione bibliografica
Titolo: Prova a cantare il mondo storpiato. Antologia. Testo originale a fronte.
Autore: Adam Zagajewski
Curatore: Valentina Parisi
Editore: Novara: Interlinea, 2019
Lunghezza: 120 pagine; 18 cm
ISBN: 8868573083, 9788868573089
Collana: Volume 88 di Lyra
Soggetti: Letteratura contemporanea ucraina Poesia russa sovietica Nowa Fal Generazione Sessantotto Contestazione Poeti critici Regime Comunismo Novecento Raccolte poetiche Antologie Lettera dei 59 Intellettuali polacchi Costituzione Partito Operaio Unificato Polacco Cracovia Tradimento Dalla vita degli oggetti Paul Celan Esuli Esilio Impegno politico Società civile Ideologia Asimmetria Guerre Attualità Occidente Antisemitismo Persecuzioni Ebrei Filosofia Emmanuel Lévinas Etica Pace Morte Distruzione Nazismo Storia Auschwitz Gulag Repressione Stalin Anima Totalitarismo Selected Poems Theodosia Minatori Nomadismo Flanerie Rondini Campi di sterminio Ebrei Theodor Adorno Slesia Werner Heisenberg Hans Frank Marx Bertolt Brecht Stasi Hitler Nazismo Storia Derek Walcott Cosmopolitismo Polka Polonia Collezionismo Libri fuori catalogo Poeti Contemporary Ukrainian literature Soviet Russian poetry Generation of Sixty-eight Protest Critical poets Regime Communism Twentieth century Poetry collections Anthologies Letter Polish intellectuals Constitution Polish Unified Workers' Party Krakow Betrayal From the life of objects Exiles Political commitment Civil society Ideology Asymmetry Wars Current affairs West Antisemitism Persecutions Jews Philosophy Ethics Peace Death Destruction Nazism History Repression Soul Totalitarianism Miners Nomadism Swallows Extermination Camps Jews Silesia Nazism History Cosmopolitanism Poland Collectibles Out of print books Poets