In-16° (17,2 x 10,2 cm), pp. XLVIII, 118, (2); 236, (4), legatura coeva in mezza pergamena con titoli su tassello in pelle al dorso. Segni d'uso e del tempo alla legatura, con alcune abrasioni ai piatti e ai labbri dei piatti. In antiporta, ritratto, fuori testo, del Cerati disegnato dal Bramati ed inciso dal Rados. Nella parte inferiore del margine sinistro del foglio con al recto l'occhietto, piccolo strappo, riparato con carta giapponese. Alla prima opera, al foglio con le pagine 7/8, strappo centrale, nel testo, senza perdite, ben rimarginato con carta giapponese, con testo che rimane perfettamente leggibile nella sua interezza; nel bordo inferiore del foglio con le pagine 97/98, piccolo strappo, molto lontano dal testo, anche in questo caso ben sistemato con carta giapponese. Nella seconda opera, nel bordo inferiore del foglio con le pagine 29/30, piccolo strappo, molto lontano dal testo, rimarginato con carta giapponese. Sia nelle Prose scelte che ne Le Grazie, alcuni fogli presentano il margine inferiore bianco leggermente più corto rispetto a quello degli altri fogli. Per il resto esemplare fresco e molto ben conservato. Si tratta del volume 73 della "Biblioteca scelta di opere italiane antiche e moderne". Indice: Prose scelte. Programma proposto dall'Accademia l'anno 1808. I. Per determinare lo stato presente della lingua Italiana bisogna fermarne il secol d'oro. II. Il Trecento è l'aureo secolo dell'italico idioma. III. La bellezza di una lingua si sente, ma non si può definire. IV. La bellezza dello scrivere dei Trecentisti fu sentita da tutti gl'Italiani. V. Mal s'appone il Muratori assegnando la perfezione della lingua Italiana al secolo XVI. VI. Il regno della purità ed eleganza in fatto di lingua è tuttavia rimaso al secolo di Boccaccio e di Dante. VII. In fatto d'oratoria ed eloquenza i Trecentisti presentano eccellenti modelli: si conferma ciò cogli esempi del Petrarca e di Dante. VIII. Si mostrano le bellezze oratorie del Boccaccio. IX. I tre grandi maestri de' quali si è parlato vennero da tutta Italia riconosciuti esemplari del bello scrivere. X. La sostanza della lingua sta nella proprietà dei vocaboli, delle frasi e dei costrutti: se ne adducono gli esempi. XI. Lo scrivere moderno è licenzioso, dando luogo a voci e frasi forestiere, od a modi di parlare formati a capriccio: esempi di questa licenza. XII. Non è un inceppar gl'ingegni il sottometterli alle regole di una lingua: ricchezze della Italiana. XIII. Non lice a ciascuno il far luogo a nuove voci e maniere di dire: che cosa sia uso in fatto di lingua. XIV. Dello studio de' Classici Italiani e della necessità d'imitarli. XV. Si debbono studiare i Classici del Trecento più che quelli del Cinquecento, perché essi son forniti di maggiori bellezze naturali. XVI. La gloria della perfezione della lingua Toscana fu dai primi tre grandi maestri occupata. XVII. Il subisso delle traduzioni francesi, ed il nessuno studio dei classici mantengono il decadimento della lingua Toscana. XVIII. Bisogna rimettere in fiore la imitazione dei Classici del Trecento se si vuol restaurare la lingua scaduta. XIX. Grande agevolezza ad apprender la lingua dee recare ai fanciulli il tradurre in Toscano dal dialetto loro naturale. XX. Conclusioni e conforti all'Accademia perché rinnovelli la lingua coi mezzi indicati. Le Grazie. Le Grazie, Dialogo, che compie la dissertazione sopra la Lingua Italiana, coronata dalla Socirtà Italiana di scienze, lettere ed arti l'anno 1809. Deduca dell'autore a sua eccellenza il signor Barone di Schubart. Proemio. Parte prima. Parte seconda. Parte terza. Titolo e dati tipografici completi: Prose scelte dell'abate Antonio Cesari d. O. di Verona, con una dissertazione su lo stato della lingua italiana nel secolo XIX e sul merito del P. Cesari nel restaurarla. Terza edizione della Biblioteca Scelta, Milano, per Giovanni Silvestri, 1830; di seguito, Le Grazie dialogo di Antonio Cesari dell'Oratorio di Verona, sozio onorario della Società Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, che compie la dissertazione del medesimo sopra la lingua italiana, coronata dalla Società suddetta l'anno 1809. Terza edizione di questa tipografia, Milano, per Giovanni Silvestri, 1829.