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Libri antichi e moderni

Palazzeschi, Aldo [A. Giurlani]

Poemi di Aldo Palazzeschi. A cura di Cesare Blanc

s. n. (Stab. Tipografico Aldino diretto da L. Franceschini),, 1909

3000,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1909
Luogo di stampa
Firenze,
Autore
Palazzeschi, Aldo [A. Giurlani]
Pagine
pp. [4] 148 [2 bianche] in carta forte in barbe, stampata in nero e rosso.
Editori
s. n. (Stab. Tipografico Aldino diretto da L. Franceschini),
Formato
in 8° grande (276 x 190 mm),
Edizione
Edizione originale.
Soggetto
Poesia Italiana del '900 Futurismo
Descrizione
brossura avorio stampata in nero ai piatti e al dorso; copertina disegnata interamente dall’autore, con titolo in rosso;
Prima edizione

Descrizione

LIBRO Edizione originale. CON AUTOGRAFO. Ottimo esemplare, eccezionalmente pulito all’interno e ben conservato anche alla copertina (uniforme brunitura; dorso rinforzato con supporto in carta simile; piccole mancanze a testa e piede) e pregiato da bella dedica autografa dell’autore vergata in grande alla terza pagina: «a G. Perinello | con affetto | Aldo Palazzeschi | Firenze 31 Dicembre 1913». Si tratta probabilmente del compositore Carlo Perinello (1877-1942), che nel 1939 musicò «Tre canzoni su parole di Aldo Palazzeschi». «Caro collega, ho ricevuto con vivissimo piacere i vostri poemi, e, guidato da un infallibile istinto, ne ho intrapresa immediatamente una lettura attentissima. | I vostri poemi mi hanno vivissimamente interessato per tutto ciò che rivelano in voi di non ancora espresso e di sicuramente originale. Vi è — nel vostro volume — [.] un odio formidabile per tutti i sentieri battuti, e uno sforzo, talvolta riuscitissimo, per rivelare in modo assolutamente nuovo un’anima indubbiamente nuova». Così Marinetti, al principio del 1909 (il curatore del carteggio data presuntivamente a maggio), risponde all’invio dei «Poemi» da parte di Palazzeschi: stampato in sole 250 copie a spese dell’autore, sotto le cure fittizie del «Cesare Blanc» che era poi il nome del suo gatto, rappresenta di fatto la raccolta d’inaugurazione della stagione futurista dell’autore, arruolato definitivamente nell’ottobre dello stesso anno e da lì fino al 1914 colonna portante del gruppo dei «poeti futuristi». Impaginato con gusto preraffaellita, ricorda moltissimo nel formato e nella concezione l’opera prima, quei «Cavalli bianchi» tirati in sole cento copie e così acerbi sotto il profilo poetico. Nei «Poemi», invece, c’è già un Palazzeschi piuttosto maturo, apprezzato, tra gli altri, da Marino Moretti («Ci sono delle poesie in questo libro per le quali io vado pazzo addirittura») e Corrado Govoni, la cui poetica è mirabilmente sintetizzata nel componimento d’apertura «Chi sono?» (uno dei più antologizzati della storia della letteratura italiana del Novecento): l’autore nega di essere poeta mentre pubblica una raccolta di «Poemi»; nega di essere pittore mentre illustra la suddetta raccolta con un suo disegno; conclude dunque col saltimbanco, aprendo la strada che culminerà nel manifesto futurista del «Controdolore». -- «Sulla copertina naïve, disegnata dallo stesso Palazzeschi, si accampano come in un libro di fiabe tutti gli oggetti del suo surreale repertorio poetico» (Dal Vate al Saltimbanco, p. 187). Echaurren, Futurcollezionismo, p. 21-ss; Gambetti, Preziosi del Novecento, p. 35; Dal Vate al Saltimbanco, p. 187-90 n. 209
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