Dettagli
Editori
Luciano Ferro Edizioni 2003
Curatore
: Paola Favretto
Soggetto
Civiltà e popoli-Germani
Descrizione
22 pagine. 35 ill. colori, 1 ill. b/n. Spillato. cm 15 x 21 x 0,2. gr 67. Il museo della città ospitato al piano terreno del Castello Visconteo si completa ora con la sala - senz'altro la più attesa- dedicata a PAVIA LONGOBARDA E CAPITALE DI REGNO (572- 1024). La sala gode non solo della sua primitiva sede (la sala VI) ma anche della campata adiacente, già in uso di portineria del museo. Il percorso espositivo, all'interno di spazi duplicati e resi suggestivi da setti murari antichi del castello, nell'occasione riscoperti e restaurati, può ora darsi in misura solenne, come si conviene per l'epoca che ha dato a Pavia centralità storica, indiscusso primato e la fama più duratura nell'immaginario comune. Oltre 270 manufatti, per buona metà mai visti o del tutto inediti, compongono l'idea concreta della qualità formale dell'Alto Medio Evo pavese, non solo attraverso capolavori assoluti della plastica europea del tempo (le lastre di Senatore, di Teodote, di Cunicperga, di Ragintruda e altre ben note dell'VIII secolo e della cosiddetta rinascita liutprandea) ma anche per il tramite di svariatissimi frammenti, scultorei ed epigrafici, in cui il linguaggio e la scrittura lapidea si danno in molteplici varianti e in infinite combinazioni per quanto riguarda il tema degli intrecci, dell'ornato geometrico e della stilizzazione della natura. Il portato cosiddetto barbarico e il suo innesto nella tradizione latina e tardo antica trova esempi manifesti nella seconda saletta, delle oreficerie ostrogote e longobarde, mentre nella terza saletta sono accolte armi e parti di armature, in unione con un raro bronzetto di guerriero e con l'eccezionale Sella plicatilis, manufatto in ferro ageminato in argento e rame dorato, tuttora un unicum nel panorama europeo e per questo ancora dubitativamente assegnato al secolo IX - X. I reperti sono per lo più esposti in sequenza cronologica e secondo contesti di provenienza, così da evocare gli edifici che documentano e che solo in parte sussistono nell'odierno tessuto urbano. Una carta storica li rammenta, a lato di brani della Historia Langobardorum di Paolo Diacono che più rimandano all'immagine fisica di Pavia e alle vicende di re, regine e personaggi di rango che qui ebbero residenza e infine sepoltura. I loro epitaffi si leggono, con l'aiuto dell'apparato didascalico, come poesia epigrafica, talora di struggente afflato lirico (come nelle lapidi di Cunincperga, badessa di stirpe regale, e della regina Ragintruda). La maggior parte dei manufatti sono stati restaurati, i frammenti sono stati in molti casi assemblati, se combacianti per insiemi riconosciuti. La realizzazione è stata resa possibile dal contributo della Regione Lombardia, Direzione generale culture, nell'ambito della L.R. 33/91 e da alcune sponsorizzazioni tecniche (SOL S.p.A, System Control). L'ordinamento è stato curato da Donata Vicini, direttore dei Musei Civici, e l'allestimento dall'architetto Marco Chiolini.