In 8° grande; 4 tomi: VIII, 304 pp., 352 pp., 318 pp., 342 pp. e 1 c. di "Annuncio tipografico". Belle ed eleganti legature coeve in pieno cartoncino foderato marmorizzato con autore, titolo, numero di volumi e fregi in oro su pecette in pelle arancioni e verdi ai dorsi. Antico e bell'ex-libris nobiliare a stampa applicato all'interno di ogni piatto anteriore. Esemplari in ottime condizioni di conservazione. Il nostro esemplare, come altri usciti per primi dall'editore, non presenta il ritratto di Filippo Re (qui appunto mai aggiunto) che venne inserito nell'opera dopo le prime copie uscite. Nel primo volume dedica a Duca Francesco IV d'Este. Prima edizione, non comune, di questa celebre opera del grande economista, botanico e agronomo reggiano, Filippo Re (Reggio Emilia, 20 luglio 1763 Reggio Emilia, 26 marzo 1817). Re, dopo gli studi condotti a Ravenna, ebbe la cattedra di Agraria dell'Università di Bologna: Qui istituì un orto agrario, per il quale ricevette nel 1806 da Napoleone l'Ordine della Corona di Ferro. Le opere di Re furono le opere di agronomia più lette nel corso della prima metà dell'ottocento. Nell'opera qui presentata, Re ricostruisce nei minimi particolari i segreti della coltivazione partendo dagli aspetti geologici dei terreni per passare ai vari tipi di pianta, l'allevamento di bovini ed ovini, ma anche piscicoltura ed avicoltura, gli aspetti economici legati alla coltivazione ed al tipo di contratto dei lavoratori. Un capitolo di quasi 100 pagine è dedicato alla coltivazione del vino ed alla produzione del vino con nozioni sul come conservare i vini. Nel capitolo dedicato ai vini si parla anche dell'aceto balsamico di Modena. Scrivono Gabriella Bonini e Rossano Pazzagli nella voce dedicata a Filippo Re nel Dizionario Biografico degli Italiani edito da Treccani (Volume 86, 2016): "Oltre ai cultori delle scienze agrarie, Re ha suscitato linteresse degli studiosi di storia economica e della letteratura. Alberto Caracciolo (1973, p. 600) gli ha dedicato considerazioni significative nellampio affresco sulla storia economica italiana dal primo Settecento allUnità, mentre Roberto Finzi (1992, pp. 398 s.), affrontando il tema della mezzadria, ha ricordato lattenzione dello studioso reggiano per la questione dei rapporti agrari e, soprattutto nei Nuovi elementi di agricoltura, per il giudizio negativo del ruolo dei braccianti giornalieri, contestuale a una valutazione positiva del rapporto mezzadrile. Ezio Raimondi (in Narrazione intorno a Filippo Re, 2006, pp. 25-35) ha visto in Re un grande sperimentatore, il continuatore, nella sfera agronomica, di Galileo Galilei, riconoscendogli un ruolo di primo piano nella storia della cultura italiana nel momento di passaggio dallAncien Régime alletà napoleonica e alla restaurazione. Diverso è il giudizio di Antonio Saltini, per il quale Re non fu tanto un modernizzatore del sapere agronomico, quanto il propugnatore di una dottrina agronomica che nessun progresso segnava rispetto a quella degli autori latini di agricoltura. Per Saltini, Re è il protagonista che vanta il titolo di precursore del risorgimento agronomico, ma è anche lo studioso che dellagronomia italiana incarna la pluridecennale arretratezza (Saltini, in Narrazione intorno a Filippo Re, 2006, pp. 59-70)". Prima edizione in ottime condizioni di conservazione ed in bella legatura coeva. Rif. Bibl.: Niccoli 75; Paleari Henssler, 620.