PERIODICOEdizione originale.Pagine uniformemente brunite, con occasionali fioriture e brevi lacerazioni perimetrali senza perdite; lieve traccia della piegatura verticale; restauri professionali a rinforzare il dorsetto muto e l’angolo alto esterno dell’ultima carta; sporadici blandi segni d’attenzione al testo, in grafite; nel complesso, fragile fascicolo ottimamente conservato.Rarissimo terzo e ultimo numero della prima serie di «Noi», la rivista d’avanguardia internazionale lanciata da Prampolini e Sanminiatelli due anni prima, nel 1917, sfidando il periodo di ristrettezze economiche e difficoltà di guerra. Numero triplo, con le sue 28 pagine è il più corposo degli unici tre fascicoli pubblicati, a cadenza di un anno l’uno dall’altro (il primo con solo otto pagine e il secondo con sedici). La copertina ospita come usualmente una xilografia a due legni di Prampolini, «(forma e spirito)», la più astratta, enigmatica e originale delle copertine di «Noi», «uno strano oggetto simile a un cactus e nello stesso tempo a una composizione di tubi […] un caso di ambiguità della raffigurazione in cui una forma naturale sembra diventare un fantastico oggetto meccanico. Fenomeni come questi si possono trovare nella tarda pittura futurista e sono quindi frequenti in Prampolini e in generale sono messi in rapporto con la metafisica» (Sani, p. 5). -- Proprio la metafisica è protagonista del terzo fascicolo di «Noi», con il «frammento» di Alberto Savinio, «la notte misteriosa» di Giorgio De Chirico e il «contributo ad una nuova arte metafisica» di Carlo Carrà — contributi che spiccano accanto alla consistente presenza degli avanguardisti francesi con «Lundi: Poème a deux voix simultanées» di Pierre Albert-Birot (che «va letto a cominciare dall’ultimo verso»), «La tête» di Blaise Cendrars, datata a Nizza nel 1918 e dedicata ad Archipenko che fa poi bella mostra di se nella grande tavola a piena pagina che illustra la sua scultura «Medrano». Completano l’apparato iconografico le immagini delle sculture prampoliniane «costruzione» (molto archipenkiana), «mio fratello» (una «costruzione di ambiente-figura» molto boccioniana) e la «costruzione fisionomica Orio Vergani» che invece già prelude alla vena meccanica postcubista degli anni venti, come per esempio il busto-ritratto del poeta Vasari. -- Importante presenza, infine, della musica d’avanguardia con lo spartito di Strawinsky «Renard: Histoire burlesque chantée et jouée en un acté» e il «Je m’en fiche» di Gerald Tyrwitt. Chiudono il fascicolo il bel ricordo di Apollinaire firmato da Luciano Folgore, la continuazione e fine del saggio sulla «Pittura d’avanguardia» di Gino Severini (apparso originariamente in francese sul «Mercure de France» e in italiano in due puntate su «Noi»), la presentazione della «Casa d’arte italiana» che Prampolini aveva appena aperto in Roma e una corposa sezione di recensioni raccolte sotto il titolo di «attività e passività intellettuali», con una ribadita attenzione all’avanguardia francese e la rottura con i dadaisti svizzeri, sbertucciati sia per i «25 poemi» di Tzara e Arp, sia per il terzo numero di «Dada»: «Il dadaismo creato da T. Tzara è un residuo di romanticismo attraversato da una corrente di futurismo mal compreso […] un frutto sordo a qualsiasi possibilità estetica [… un] tuffo nel vuoto senza la possibilità di salvezza. […] L’apparente spregiudicatezza dell’impostazione tipografica dell’ultimo numero di Dada si trasforma in una sarabanda cartellonistica da campionario illustrato, a completo detrimento dell’opera dei singoli autori» (pp. 27-8).Bibl. Crispolti, Dada a Roma (in: Palatino nn. 10/3-4, 11/1-4, 12/1-3, 1966-1968); Sani, Nota critica a «Noi: ristampa anastatica» (Firenze 1974); Cammarota, Futurismo, n. VII.22; Salaris, Riviste futuriste, pp. 442-453; Fanelli & Godoli, Il futurismo e la grafica, cap. La tipografia futurista, tav. III, 5-6 e pp. 26-27; I futuristi e l’incisione (cat. mostra Lucca 2018), n. 124; Dada: L’arte della negazione (Roma 1994), p. 140c; Michaelides, Futurist Periodicals in Rome (1916-39), in: Oxford Critical and Cultural History of Modernist Magazines vol. 3/1, pp. 560-588; Hulten, Futurismo & futurismi (1986), p. 531