
Libri antichi e moderni
Elémire Zolla, Grazia Marchianò
Minuetto all'inferno
Cliquot, 2024
20,00 €
Cliquot Edizioni
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Dettagli
Anno di pubblicazione
2024
ISBN
9788899729691
Autore
Elémire Zolla
Pagine
292
Collana
Biblioteca
Editori
Cliquot
Curatore
Grazia Marchianò
Legatura
Brossura
Prima edizione
Sì
Descrizione
Che cos’è la cattiveria? Cosa significa contemplare ed esplorare il male? A volte, semplicemente, si tratta di non trovare agio nel conformismo imperante, e percorrere una propria strada a dispetto di tutto e di tutti. Anche nel grande teatro della Torino e dell’Italia del Ventennio c’è un copione da recitare (a cui chiunque si adegua: dal gerarca zelante all’antifascista arrabbiato; dal borghesuccio meschino al contadino superstizioso) e quando i destini dei protagonisti, Lotario e Giulia, si incrociano sul finire della guerra, i due si accorgono che, nel condurre la loro esistenza indipendente e disordinata, forse hanno comunque interpretato un ruolo.
E lassù, dal cielo, Belzebù e un baffuto dittatore onnisciente si godono la recita dell’umanità, elargendo tiri mancini a profusione; e constatando con sottile piacere che, alla fine, chi non supera le prove della vita è solamente chi conduce quella più normale.
Uscito per la prima volta per Einaudi nel 1956, Minuetto all’inferno di Elémire Zolla è un libro controverso, difficile da inquadrare. Elio Vittorini, che pure lo pubblicò nei suoi Gettoni, ne scrisse una quarta di copertina che era quasi una stroncatura, e lo definì con spregio – in un’epoca in cui la letteratura si interessava soprattutto di sondare il reale – come «cupamente fantasticante: un incubo puramente libresco». Eppure il romanzo vinse il Premio Strega opera prima e anche oggi, a distanza di tanti anni, si ha l’impressione che questa osservazione profonda della bassezza dell’animo umano e questo addentrarsi, a mo’ di favola gnostica, nel regno del fantastico, lo rendano una lettura di valore imperituro.
Prefazione di Grazia Marchianò.
Illustrazione di copertina: Bouts, Dieric (c. 1415 -1475), La chute des damnés, 1450;
Musee des Beaux-Arts, Lille, Francia
© 2024RMN-Grand Palais Jean-Gilles Berizzi / RMN-GP
E lassù, dal cielo, Belzebù e un baffuto dittatore onnisciente si godono la recita dell’umanità, elargendo tiri mancini a profusione; e constatando con sottile piacere che, alla fine, chi non supera le prove della vita è solamente chi conduce quella più normale.
Uscito per la prima volta per Einaudi nel 1956, Minuetto all’inferno di Elémire Zolla è un libro controverso, difficile da inquadrare. Elio Vittorini, che pure lo pubblicò nei suoi Gettoni, ne scrisse una quarta di copertina che era quasi una stroncatura, e lo definì con spregio – in un’epoca in cui la letteratura si interessava soprattutto di sondare il reale – come «cupamente fantasticante: un incubo puramente libresco». Eppure il romanzo vinse il Premio Strega opera prima e anche oggi, a distanza di tanti anni, si ha l’impressione che questa osservazione profonda della bassezza dell’animo umano e questo addentrarsi, a mo’ di favola gnostica, nel regno del fantastico, lo rendano una lettura di valore imperituro.
Prefazione di Grazia Marchianò.
Illustrazione di copertina: Bouts, Dieric (c. 1415 -1475), La chute des damnés, 1450;
Musee des Beaux-Arts, Lille, Francia
© 2024RMN-Grand Palais Jean-Gilles Berizzi / RMN-GP