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Libri antichi e moderni

Françoise D'Issembourg D'Happoncourt, Mme De Grafigny

Lettres d'une péruvienne

1747

800,00 €

Bosio Giovanni Studio Bibliografico

(Magliano Alpi, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1747
Luogo di stampa
(Paris) A Peine
Autore
Françoise D'Issembourg D'Happoncourt, Mme De Grafigny
Soggetto
illuminismo femminismo, proibiti, rari esoterismo
Sovracoperta
No
Lingue
Francese
Copia autografata
No
Print on demand
No
Condizioni
Usato
Prima edizione
No

Descrizione

In 16° (cm 7,5 x 14), legatura piena pelle coeva, dorso con mancanze alle cuffie, pp XII, 336, interno in buone condizioni, bruniture. Una delle edizioni originali (ce ne sono almeno due, distinguibili tra loro per i diversi fregi tipografici usati) del romanzo sentimentale, in realtà pastiche delle Lettres persanes di Montesquieu (1721) con accenti protofemministi, uscito anonimo e con luogo di stampa fittizio, dell'amica di Voltaire, Diderot, Helvétius, ristampato in più di un centinaio di edizioni (la prima traduzione italiana del 1759), fino al 1835, anno in cui comincia l'oblio anche a causa dei giudizi severi dei numerosi celebri detrattori, tra cui Turgot, Hugo, Sainte-Beuve (che definì l'A. 'socialiste avant la lettre'). Denuncia sociale appassionata dei ridicoli e delle incongruenze della società francese contemporanea, attraverso le lettere scritte con nodi di cotone colorati (che potevano essere decifrati solo da chi conosceva la registrazione logico-numerica) della peruviana Zilia col fratello e fidanzato Aza Il tutto si inserisce nel filone dei Lumi che denunciano le ineguaglianze e proclamano la libertà di tutti, in questo caso delle donne. Troviamo la condanna della separazione tra i sessi, dell'assenza di un'istruzione per le ragazze, della morale diversa per l'uomo e per la donna, il rifiuto della maternità come mezzo di realizzazione per la donna (Zilia dichiara di aver amato Aza perchè ha visto in lei un essere umano pensante, al di là dell'umiliante privilegio di dar vita alla (sua) discendenza'). Quest'opera fu strenuamente difesa da Raimondo di Sangro che scrisse una 'lettera apologetica' in cui difende l'opera e fornisce una sua versione a proposito del quipqu sul quale la principessa Zila scriveva le lettere. La difesa di Sangro fu messa all'indice finchè dopo la pubblicazione di una celebre 'Supplica' fu tolta dall'indice su decisione di Benedetto XIV. Barbier, vol. II, col. 1246; Debacker, 1131; Rahir, Picot, Quérard, per edizioni posteriori; Index librorum proibitorum.