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Libri antichi e moderni

Marta Carletti Dell'Asta, Lucetta Scaraffia

La vita in uno sguardo. Le vittime del grande terrore staliniano

Lindau, 2012

24,00 €

Edizioni Lindau

(Torino, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
2012
ISBN
9788871809861
Pagine
229
Collana
I leoni
Editori
Lindau
Formato
140×210×17
Curatore
Marta Carletti Dell'Asta, Lucetta Scaraffia
Soggetto
Campi di concentramento, Unione Sovietica-Storia, Persecuzioni, Storia d’Europa, Strutture politiche: totalitarismo e dittatura, Fotografia: collezioni, URSS, Unione Sovietica, 1919–1939 (Periodo interbellico)
Stato di conservazione
Nuovo
Lingue
Italiano
Legatura
Brossura
Condizioni
Nuovo

Descrizione

Quelle contenute in questo libro sono fotografie segnaletiche di condannati a morte. Negli anni del Grande Terrore staliniano migliaia di semplici cittadini furono arrestati e accusati dei più inverosimili delitti: spionaggio, terrorismo, trame controrivoluzionarie. E nel giro di pochi giorni, senza processo, fucilati. Molti di loro sono stati seppelliti in fosse comuni a Butovo, alla periferia sud di Mosca, ma nessun documento ne dà notizia. Col tempo, di Butovo si sono perse le tracce, e gli autori delle fucilazioni sono morti portando con sé il proprio segreto. Anche delle vittime si sono perse le tracce, dei loro nomi come dei loro volti. Per decenni ai parenti sono stati consegnati falsi certificati di morte che parlavano di lager e di decesso per polmonite o arresto cardiaco. Solo dopo la caduta del regime è stato possibile rintracciare questo luogo di morte, i fascicoli giudiziari, le foto segnaletiche. Ora sappiamo che tra l'agosto 1937 e l'ottobre 1938 a Butovo sono stati fucilati e seppelliti 20.765 innocenti. Le fotografie qui raccolte sono state fatte poco prima della fucilazione, e sono l'ultima immagine di queste persone. Vediamo volti di uomini e donne sconvolti dall'improvvisa catastrofe, spezzati dall'enormità delle accuse, prostrati dall'incertezza e dal timore della morte. E il mistero dell'uomo che ci fissa da queste immagini, un mistero che fa risaltare per contrasto l'oscenità dell'arbitrio che ha cercato di schiacciarlo.
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