Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Libri antichi e moderni

Antonio Acocella, Massimo Carmassi

La rovina come pretesto. Continuità e metamorfosi in tre musei ricostruiti

Quodlibet, 2021

20,90 € 22,00 €

Quodlibet

(Macerata, Italia)

Parla con il Libraio

Metodi di Pagamento

Dettagli

Anno di pubblicazione
2021
ISBN
9788822905086
Autore
Antonio Acocella
Pagine
240
Collana
Quodlibet studio. Città e paesaggio
Editori
Quodlibet
Formato
211×140×20
Soggetto
Musei, Progettazione architettonica, Architettura: progettazione e design, Architettura: edifici pubblici, commerciali e industriali
Prefatore
Massimo Carmassi
Stato di conservazione
Nuovo
Lingue
Italiano
Legatura
Brossura
Condizioni
Nuovo

Descrizione

Il libro prende le mosse dalla "vita degli edifici" valutati come opere dell'uomo e testimoni, dunque, di vicende plurime: fondazioni, usi, abbandoni, trasformazioni, distruzioni, ricostruzioni. Si riflette sulla metamorfosi delle architetture al fine di conoscere, insieme alle fasi ideative, i momenti di crisi connessi alla perdita d'immagine e d'uso, che hanno investito manufatti del passato riducendoli in rovina e la cui sorte ha poi fortunatamente assegnato una rinascita. All'interno di tale casistica, si è circoscritto il campo d'indagine a interventi esemplari di ricostruzione, testimoni di un felice rapporto fra antico e nuovo. Si tratta di architetture storiche distrutte nella Seconda Guerra Mondiale – l'Alte Pinakothek, il Palazzo Abatellis, il Neues Museum – su cui sono intervenuti noti architetti contemporanei (Hans Döllgast, Carlo Scarpa e David Chipperfield) per riconferire funzionalità e immagine. La destinazione museale comune alle tre opere non è indifferente alla tematica antico/nuovo: il museo nasce infatti come luogo basato sulla raccolta spaziale di artefatti di tempi molteplici. I progetti intervengono tutti su edifici "morti" per restituirgli una nuova vitalità. Tale vitalità è il risultato della tensione generata da calcolati scarti linguistici, formali e materici, che danno un'idea di architettura come opera aperta.