Sette opere unite in 8° (cm 11 x 19,7), legatura piena pelle coeva con titoli e fregi in oro al dorso, reca il numero '18' di collezione di opere volterriane, ma esemplare a se stante; 'La mort de Caton', Paris, Didot, 1777, pp 32 (la prima edizione è generalmente considerata l'edizione Delalain dello stesso anno); 'Don Pèdre', Avignon, Bonnet, 1776, pp 40; 'Les Pélopides', Paris, Didot, 1772, pp 42 (una delle quattro edizioni censite nelle biblioteche, uscite in quell'anno); 'Irène', Paris, 1779, pp 36; 'Nouveaux mélanges philosophiques, historiques, critiques', &c &c &c, Quatrième partie', 1767, pp xvi (presenti solo la 'Préface' e l'Avis au lecteur'); 'Les Scythes', senza dati tipografici, pp 75; 'Le Triumvirat', senza dati tipografici, pp (1), 79-184; 'Discours historique et critique à l'occasion de la tragédie des Guèbres', senza dati tipografici, pp xxii, 91; 'Des singularités de la nature', pp 92-128. Grazioso volume che è raccolta di opere teatrali di Voltaire fatta in epoca coeva alla pubblicazione da amatore, in buone condizioni, annotazioni alla sguardia, timbretti ai frontespizi delle prime due 'pièces'. Numerose le edizioni delle opere del Patriarca di Ferney, così come le lievi varianti alle ornamentazioni tipografiche ai frontespizi. Troviamo edizione del 'Don Pèdre' di un anno posteriore a quella indicata come edizione originale dal Beuchot. Nel ventaglio di opere presenti vi è pure edizione avignonese (Frères Bonnet) dell'Irène', con luogo dichiarato al frontespizio 'Paris', e pubblicità editoriale dello stampatore avignonese al colophon. Esistono diverse edizioni con questa data di questa tragedia scritta dall'ottantatreenne Voltaire e rappresentata sei mesi prima della morte dell'A. Tutte le opere coeve del grande filosofo, hanno una storia affascinante fatta di traversie tipografiche e di prodigi di ingegno. E' vero che gli si deve senz'altro attribuire una particolare genialità e capacità di far circolare, in un ambiente ufficiale ostile, le sue opere e le idee in esse contenute. Nessuno infatti mai utilizzò con maggiore abilità la dissimulazione. Pubblicò libri anonimamente; sconfessò opere che portavano il marchio del suo ingegno; attribuì le sue produzioni più audaci ad autori che si trovavano al sicuro all'estero o che, ancora più al sicuro, erano morti; usò editori che falsificavano le pagine del titolo e del luogo di stampa; cambiò le date dei suoi scritti per confondere i censori; fece stampare i suoi libri all'estero per poi introdurli clandestinamente in Francia.