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Libri antichi e moderni

[Baretti, Giuseppe]

La Frusta letteraria di Aristarco Scannabue

s. n.,, 1763-1764

1300,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1763-1764
Luogo di stampa
In Roveredo [ma Venezia]; [poi:] Trento [ma Ancona],
Autore
[Baretti, Giuseppe]
Pagine
pp. IV [con occh e indice] 396; 128.
Editori
s. n.,
Formato
in 4°,
Soggetto
Letteratura Antica
Descrizione
piena pergamena coeva,

Descrizione

PERIODICO Celebre periodico pubblicato da Giuseppe Baretti dall’ottobre 1763 al 15 luglio 1765 per 33 fascicoli, con cadenza oscillante tra il quindicinale e il mensile. Nelle prime 396 pagine si trovano i fascicoli I-XXV pubblicati a Venezia con falso luogo Roveredo fino al gennaio 1765. Con propria numerazione seguono otto fascicoli con falso luogo di stampa, Trento, ma impressi ad Ancona per un totale di pagine 128. La «Frusta», nata con il proposito di essere il «flagello dei cattivi libri che si vanno da molti anni quotidianamente stampando in tutte le parti della nostra Italia» (tomo I p. I), è considerata oggi il primo esempio di moderna polemica giornalistica, critica letteraria militante e aggressiva revisione moralizzatrice, degno contraltare di periodici assai moderati come ad esempio l’«Osservatore» di Gasparo Gozzi, sorti nel secolo dei lumi sull’esempio della stampa inglese. Il giornale fu fermato dalla censura veneziana (da qui i falsi luoghi di stampa) in seguito al duro articolo anti-bembiano apparso nel fascicolo XXV (recensione all’edizione Lancellotti 1753 delle ‘Rime’): «… in quel Numero [XXV] io commisi l’atroce Delitto di provare, che un Gentiluomo di quella Città [Venezia], morto da più di due Secoli, fu uno dei più magri Poeti d’Italia.» (tomo III, p. 1). «[L]a proibizione di continuare la stampa del suo foglio [arrivò] col pretesto del giudizio severo da lui dato sull’opera poetica del Bembo patrizio veneziano, ma in realtà per por fine, come è detto in una comunicazione degli Inquisitori di Stato, alle “querele frequenti che giungevano d’ogni parte, ed anche dalla corte di Napoli, per li modi irriverenti e maledici dei suoi scritti”. In quel tempo stesso usciva contro di lui un libello, Bue pedagogo, del padre Appiano Buonafede dell’Ordine dei celestini […]: soprattutto per rispondere a quell’attacco Baretti proseguì con la falsa data di Trento il giornale, pubblicandovi otto discorsi contro il Buonafede in altrettanti fascicoli, oltre a un nono fascicolo con un articolo di altro argomento. Vi attese, lasciata Venezia e rifugiatosi sotto falso nome per qualche mese nei pressi di Ancona, bene accolto da quel vescovo, il cardinale F. Acciaiuoli […]. Ma ormai [Baretti] si era persuaso che non era più possibile per lui continuare in patria il suo “mestiere d’autore” e nel 1766 […] tornò a Londra.» (Fubini in DBI s.v.) Collezione completa mancante del solo fascicolo XXII