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Libri antichi e moderni

Sgalambro Manlio

La consolazione

PICCOLA BIBLIOTECA ADELPHI PICCOLA BIBLIOTECA ADELPHI, 1995

12,00 €

Fernandez Libreria

(Viterbo, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1995
ISBN
9788845911507
Autore
Sgalambro Manlio
Editori
PICCOLA BIBLIOTECA ADELPHI PICCOLA BIBLIOTECA ADELPHI

Descrizione

Da molto tempo la filosofia tace - quasi ne fosse imbarazzata - sull'argomento della consolazione, così come trascura ostinatamente la figura del consolatore.Questi temi, tuttavia, benché spinti per comodità nei recessi più appartati, lontani dalla speculazione corrente, hanno continuato a informare occultamente il pensiero, tanto che forse non sarebbe illegittimo "riscrivere la storia della filosofia moderna dal punto di vista della consolazione". Se la vetta più alta della morale è la compassione, in virtù della quale un individuo riconosce se stesso nell'altro e agisce di conseguenza, il consolatore non prova che assoluta indifferenza nei riguardi dell'afflitto. Ma è proprio questa indifferenza a permettere il passaggio dalla compassione alla consolazione: "A me non importa nulla di te, ma solo così ti posso consolare". Al pari del cinico seduttore che, freddo come un rettile, finge l'amore dicendo ed eseguendo esattamente tutto ciò che schiude il cuore, così il consolatore mima la bontà con gesti artefatti. Le parole, le carezze di entrambi sono posticce, di cartapesta, nondimeno assolvono il loro compito, perché "c'è un inganno in cui , primo fra tutti, si rallegra mestamente l'inganno". In questo libro piccolo e denso, che ha la struttura di un trattatello, il pensiero viene indagato come dai grandi seicenteschi venivano indagate le passioni: nei suoi moti segreti, nelle sue miserie e nella sua grandezza. Alla fine del percorso, che attirerà chiunque preferisca i sentieri aspri ai confortevoli itinerari accademici, il consolatore apparirà dunque "un truffatore, ma in senso superiore", e la consolazione si rivelerà come il contrassegno di quell' "età del gesto" preconizzata da Kant in cui, esaurite le risorse dell'agire, non rimarranno che le virtù taumaturgiche della parola.
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