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Libri antichi e moderni

Lombroso Cesare

L’uomo delinquente, in rapporto all’antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria, Quinta edizione, Volume Primo, Secondo, Terzo ed Atlante.

Fratelli Bocca Editori,, 1896-1897

1550,00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico

(Modena, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1896-1897
Luogo di stampa
Torino,
Autore
Lombroso Cesare
Editori
Fratelli Bocca Editori,
Soggetto
CRIMINOLOGIA ANTROPOLOGIA CRIMINALE WUNDERKAMMER PRIME EDIZIONI, PSICHIATRIA FISIOGNOMICA

Descrizione

In 4°; 4 tomi: XXXV, (1), 652 pp. con 19 illustrazioni nel testo; (4), 576 pp. con 4 illustrazioni nel testo; (4), 677, (1) pp. con 8 illustrazioni nel testo; (2), 26 (in parte in numeri romani), CII cc. e 57, (3) pp. I volumi di testo presentano la rarissima brossura editoriale e il volume di Atlante, la legatura editoriale in piena tela verde con titolo impresso in nero al piatto anteriore ed al dorso. Uno degli esemplari meglio conservati fra quelli mai apparsi sul mercato che si presenta con tutti i volumi di testo, ancora a fogli non tagliati. Quinta edizione e prima definitiva, notevolmente aumentata rispetto alle precedenti del testo considerato il capostipite dell’antropologia criminale, opera del famosissimo, medico, antropologo, filosofo, giurista e criminologo italiano, Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare (Verona, 6 novembre 1835 – Torino, 19 ottobre 1909). Nonostante alcune sue teorie sono oggi sorpassate, Lombroso è considerato da molti come il padre della criminologia moderna. Scrive Giuseppe Armocida nella voce dedicata a Lombroso nel Dizionario Biografico degli Italiani edito dalla Treccani (Volume 65 2005): “. A lato degli aspetti strettamente clinici della psichiatria, il L. ne affrontò le imprescindibili implicazioni forensi, soprattutto in relazione alla questione dell’imputabilità (La medicina legale delle alienazioni mentali studiata col metodo sperimentale. Saggio, Padova 1865) e della “follia morale” intesa come disturbo grave del comportamento sociale e devianza scomoda dalle norme caratteristici del delinquente nato (La pazzia morale e il delinquente nato, in Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali per servire allo studio dell’uomo alienato e delinquente, III [1882], pp. 365-379). Convinto della natura sostanzialmente patologica del delinquente nato, della possibilità di spiegarne la degenerazione morale con le sue anomalie fisiche, e sostenitore dei principî di irresponsabilità, egli fu di fatto il fondatore dell’antropologia criminale: dopo avere ricercato per lunghi anni in alienati e criminali l’esistenza di particolari anomalie somatiche, credette di averne individuata un’importante varietà in una fossetta di alcuni centimetri presente alla base del cranio in luogo della normale cresta occipitale, rinvenuta nel 1870 all’esame autoptico del brigante calabrese Villella. Comunicò questa prima osservazione ed estese i suoi esami ad altri 181 casi, costruendo la sua teoria dell’anomalia cranica del criminale, varietà infelice di uomo più patologica di quella dell’alienato (Della fossetta occipitale mediana in rapporto collo sviluppo del vermis cerebellare. Studi, in Riv. sperimentale di freniatria e di medicina legale, II [1876], pp. 121-130). Dopo altri contributi su importanti casi di psichiatria forense (come i processi degli omicidi V. Verzeni e A. Agnoletti: Verzeni e Agnoletti studiati dal prof. Cesare Lombroso, in Riv. di discipline carcerarie in relazione con l’antropologia, col diritto penale, con la statistica, ecc., III [1873], pp.193-213), illustrò la sua concezione sulla correlazione tra stigmate somatiche e deformità mentali in riferimento a precisi fattori (atavismo, degenerazione, epilettoidismo) in L’uomo delinquente in rapporto all’antropologia, alla medicina legale ed alle discipline carcerarie, Milano 1876: l’opera, diretta anche a magistrati e giuristi, subito nota e giudicata innovatrice malgrado le inevitabili polemiche suscitate dalla complessità delle idee che vi erano esposte, fu pubblicata in successive edizioni italiane e in una francese fino a quella definitiva, in 4 volumi, L’uomo delinquente studiato in rapporto all’antropologia, alla giurisprudenza, alle discipline carcerarie ed alla psichiatria. Appendice sui progressi dell’antropologia criminale nel 1895-96, Torino 1896-97. Pubblicò ancora vari studi sui criminali, sul loro comportamento, sulla loro personalità (Sull’incremento del delitto in Italia e sui mezzi per arrestarlo. Seconda edizione ampliata e corretta, ibid. 1879, in riferimento al celebre caso Passanante; Palinsesti del carcere, Raccolta unicamente destinata agli uomini di scienze, ibid. 1888; Le più recenti scoperte della psichiatria ed antropologia criminale, ibid. 1893), talvolta confondendo la degenerazione legata all’atavismo con la patologia: dette del resto un chiaro esempio della sua tendenza alla disinvolta e acritica confusione delle linee teoriche di impostazione evoluzionistica con la patologia in Studi sui segni professionali dei facchini e sui lipomi delle Ottentotte, cammelli e zebù, in Giorn. della R. Acc. di medicina di Torino, XXVII (1879), pp. 299-337. La proposta del L. di prevenire i comportamenti criminosi tramite strumenti di controllo e di neutralizzazione, si concretizzò nell’impegno profuso nell’istituzione dei manicomi criminali e nella documentata elencazione dei soggetti che avrebbero dovuto esservi ospitati (Sull’istituzione dei manicomi criminali in Italia, in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, 1872, vol. 5, pp. 72-83, 150-161; Osservazioni critiche intorno alla memoria del dottor S. Biffi sui provvedimenti che occorrerebbero in Italia pei delinquenti divenuti pazzi, ibid., pp. 862-868): accolse quindi favorevolmente il disegno di legge Depretis sui manicomi e gli alienati (La nuova proposta di legge sui manicomi criminali, in Arch. di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali per servire allo studio dell’uomo alienato e delinquente, II [1881], pp. 184-197), identificando nelle nuove strutture uno dei cardini della scuola positiva volta a conciliare la sicurezza con la terapia e l’umana comprensione (Misdea e la nuova scuola penale, Torino 1884, in collaborazione con L. Bianchi; L’uomo delinquente, 5a ed., III, ibid. 1897, p. 543).”. Prima edizione definitiva di una delle opere più influenti dell’antropologia criminale del XX° secolo presentata in una delle copie meglio conservate mai apparse sul mercato, in brossura originale e ancora a fogli chiusi.