In 8°; (8), 78, (2) cc. Legatura novecentesca in piena pergamena rigida. Un piccolissimo ed abile restauro al margine interno bianco del piatto anteriore. Nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Tagli spruzzati. Al frontespizio marca tipografica di Griffo con Grifone solleva un peso incatenato ad una sfera alata e motto "Virtute duce comite fortuna". Prima non comune edizione di questo importante testo di poetica ed estetica del celebre letterato romano, Francesco Sansovino (Roma, 1521 Venezia, 28 settembre 1583) . Francesco era figlio del famoso scultore ed architetto romano, Jacopo. Francesco, lasciò Roma in giovane età, quando il padre fuggi da una Roma saccheggiata dai lanzichenecchi, nascondendosi a Venezia. Studò legge a Padova e Bologna. Ritornò a Roma, in seguito, per prestare servizio alla corte di Giulio II ma solo per breve tempo preferendo alla vita ed agli intrighi di corte, un'esistenza ritirata al Venezia. Qui si inserì perfettamente nel vivace ambienteculturale delle tipografie veneziane producendo, spesso su indicazione degli editori, traduzioni, testi di critica poetica, opere storiche ecc. ecc. Autore prolifico so conoscono di lui 97 opere tra edite ed inedite. Fu abilissimo critico ed alcuni suoi commenti a classici, come Ariosto, Dante, Petrarca, Macchiavelli o al Decamerone di Boccaccio, sono considerati, ancora oggi, come opere basilari per comprenderne l'evoluzione. Sansovino fu talmente attivo ed appassionato dell'ambiente tipografico che aprì, una sua tipografia. Scrive, infatti, Franco Ronco nella voce dedicata al Sansovino, nell'Enciclopedia Machiavelliana (Treccani, 2014) : Dal 1560 aprì una propria bottega allinsegna della luna crescente (Bonora 1994, p. 63) e seppe negli anni successivi adattarsi ai mutamenti del mercato editoriale veneziano, adeguandosi ai gusti di un pubblico sempre più interessato allattualità (da ricordare è in tal senso il suo contributo alla fiorente letteratura turchesca, soprattutto tra i primi anni Sessanta e la battaglia di Lepanto del 1571). S. proseguì il suo lavoro nella Serenissima fino alla morte, avvenuta il 28 settembre 1583 (Di Filippo Bareggi 1988, p. 184). Tra i filoni letterari più battuti da S., nel corso della sua lunga carriera veneziana, quello politico occupa un posto di tutto rispetto, se sipensa alla fortuna di unopera come il Del governo dei regni et delle repubbliche, stampata nel 1561, e nella quale sono stati rintracciati echi di opere machiavelliane (Anglo 2005, p. 179). In questopera fu in particolare ripubblicato anonimo il Ritratto delle cose di Francia (Procacci 1965, p. 320) e furono utilizzate le Istorie fiorentine (Carta 2007, p. 295), mentre qualche anno più tardi, nel 1567, S. non esitò a inserire il Principe e i Discorsi tra le letture abituali dellimperatore Carlo V nel suo Simolacro di Carlo quinto imperatore (Procacci 1965, p. 268). Tra le fonti dellopera sui governi e sulle repubbliche incontriamo anche Francesco Guicciardini, Giovio, Alfonso de Ulloa, Gasparo Contarini, il volgarizzamento dellUtopia di Tommaso Moro allestito da Ortensio Lando, Guillaume Postel, autori letti in una chiave di confronto e di comparazione tra differenti regimi politici (Carta 2007, p. 287). [.] ". Prima edizione in buone-ottime condizioni di conservazione. Bibl. Rif.: IT\ICCU\BVEE\007222; Graesse, VI, 267.