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Libri antichi e moderni

Marinetti, Filippo Tommaso

L’Alcòva d’acciaio. Romanzo vissuto [1927]

A. Mondadori,, 1927

100,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1927
Luogo di stampa
Milano (Verona),
Autore
Marinetti, Filippo Tommaso
Pagine
pp. 436 [4].
Collana
collana «Romanzi e novelle»,
Editori
A. Mondadori,
Formato
in 16°,
Edizione
Seconda edizione.
Soggetto
Futurismo
Descrizione
brossura disegnata in tricolore su fondo avorio da Cisari,
Prima edizione
No

Descrizione

LIBRO Seconda edizione. Più che buon esemplare, con segni del tempo marginali alla copertina (in particolare a testa e piede del dorso e della cerniera anteriore; dorso leggermente angolato). Contiene lievi modifiche testuali rispetto alla prima edizione apparsa per i tipi di Vitagliano nel 1921. Romanzo d’avanguardia nel tipico stile marinettiano, che liricizza l’esperienza dell’autore durante l’ultimo anno di guerra, il 1918, tra la battaglia di giugno e il 4 novembre, traendo ampia ispirazione dalle note registrate nei «Taccuini». L’«alcova d’acciaio» è l’autoblindo assegnatogli nel luglio 1918, con il quale effettivamente entrerà da liberatore a Tolmezzo, in Carnia, nel novembre. «Una rassegna dei moventi di guerra — dentro la guerra — non può non individuare nell’“Alcova d’acciaio” di Filippo Tommaso Marinetti uno dei suoi punti fermi storicamente più espressivi e sintomatici. [.] nel libro di Marinetti ci troviamo costantemente di fronte a [.] una felice ed eccezionale condizione-limite: la consonanza cioè tra desiderio ed essere [.] anche perché la notorietà consentì allo scrittore una libertà di movimenti che lo portò a compiere il servizio militare nelle forme individualistiche, bersagliesche, aggressive, colorite, meno lontane dalle sue personali esigenze e più vicine alle forme avventurose e libertarie [.]. Nell’“Alcova d’acciaio” non ci sono trincee e guerra di posizione, ma bersaglieri in bicicletta e auto blindate; non la spossante uniformità dei gesti e delle situazioni, ma le corse a perdifiato del nuovo ordigno bellico lanciato allo sbaraglio, all’inseguimento del nemico in fuga» (M. Isnenghi, Il mito della Grande Guerra, Bologna 2014, p. 179-s). Cammarota, Marinetti, 126