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Libri antichi e moderni

Erio Bernard, Orfeo De Nardi, Roberto Da Re Giustiniani

Il quaderno dell'orto di casa mia

Kellermann Editore, 2017

8,55 € 9,00 €

Kellermann

(Vittorio Veneto, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
2017
ISBN
9788867670512
Autore
Erio Bernard, Orfeo De Nardi
Pagine
80
Collana
I quaderni
Editori
Kellermann Editore
Formato
206×147×11
Soggetto
Orticoltura, Orti, Giardini collettivi
Illustratore
Roberto Da Re Giustiniani
Stato di conservazione
Nuovo
Lingue
Italiano
Legatura
Brossura
Condizioni
Nuovo

Descrizione

"Fin da quando ero bambino, la bisnonna, poi la nonna insistevano perché l'orto venisse vangato presto. Tutto intorno, sulle montagne e fino ai 700-800 metri d' altitudine, c'era ancora la neve; non ho impiegato molto tempo a capire che tutta quella premura era dettata da buone ragioni. Ci sono verdure che non temono il freddo e vanno seminate al primo sole di primavera, altre che amano il caldo sole estivo, purché non manchi l'acqua. Quindi l'orto diventa una risorsa, dai primi tepori primaverili fino al tardo autunno. Più ci penso e più sono convinto che l'orto sia una vera risorsa per tutte le famiglie che hanno la possibilità di avere un pezzetto di terra, purché supportato da un po'di voglia di far fatica. Il lavoro principale consiste nel vangare la terra in primavera: oggi ci possiamo aiutare anche le moderne frese, che dimezzano il lavoro. Una volta preparata la terra per la semina ed il trapianto, tutto il resto diventa quasi un passatempo, perché bastano circa due ore a settimana per mantenere l'orto diserbato e in perfetto stato per lo sviluppo delle verdure. Non intendo le coltivazioni a livello commerciale, ma quei venti o trenta metri quadri che, se ben coltivati e ben lavorati, danno la verdura necessaria per una famiglia a partire da marzo fino a gennaio-febbraio dell'anno successivo. La cura che le nonne dedicavano all'orto era quasi un cerimoniale e doveva essere svolto in precisi momenti e con determinati metodi. È con questi ricordi che mi accingo a parlarne un po'." (Erio Bernard)
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