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Libri antichi e moderni

Buonaiuti, Ernesto

Il misticismo medioevale

Casa Sociale Editrice (Società Anonima Unitipografica - Pinerolese),, 1928

200,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1928
Luogo di stampa
Pinerolo,
Autore
Buonaiuti, Ernesto
Pagine
pp. 203 [5].
Editori
Casa Sociale Editrice (Società Anonima Unitipografica, Pinerolese),
Formato
in 8°,
Edizione
Edizione originale.
Soggetto
Storia Religione Filosofia Politica
Descrizione
brossura grigio chiaro stampata in nero piatti e dorso, titolo in blu al piatto anteriore,
Prima edizione

Descrizione

LIBRO Edizione originale. Ottimo esemplare, appena uniformemente e normalmente brunito e con appena percettibili occasionali minute fioriture marginali. Rarissimo. Messo all’indice dal Sant’Uffizio (come tutta la produzione di Ernesto Buonaiuti), il presente studio è da inquadrare nell’ambito della svolta negli interessi dell’autore, dal cristianesimo delle origini a quello medievale, seguita al grave esaurimento che colse lo studioso nel 1921 e alle pressioni delle autorità ecclesiastiche. -- Sacerdote, filosofo e storico della Chiesa, Buonaiuti fu fin dal seminario esponente della cosiddetta corrente modernista, di tendenze eterodosse e riformiste, vicina agli ambienti del socialismo. Riuscì comunque a conservare l’abito talare e a conquistare incarichi di docenza, in virtù della sua indubbia professionalità e cultura (molto apprezzate anche all’estero), fino al 1924: «Venuta meno la copertura precedentemente offerta a Buonaiuti dal segretario di Stato vaticano Pietro Gasparri, il Sant’Uffizio ottenne nel 1924 la sua definitiva scomunica e la messa all’Indice di tutte le sue opere, accompagnata il 30 gennaio 1925 dall’ingiunzione a deporre l’abito talare» (Losito), perfezionata tra 1926 e 1930. Nel frattempo Buonaiuti aveva avuto modo di professare un convinto antifascismo, così che venne definitivamente messo al bando dall’accademia. «Contro ogni razionalità giuridica, la sua radiazione dai ruoli accademici decretata nel 1931 fu mantenuta anche dopo la caduta del regime, per le ripetute pressioni del Vaticano sui primi fragili governi democratici postbellici e, in particolare, per la persistente ostilità del Sant’Uffizio» (ivi); ma l’atteggiamento di Buonaiuti, evidentemente ispirato al motto latino “frangar, non flectar”, non venne meno neppure sul letto di morte, avvenuta nella primavera del 1946. Losito, Buonaiuti, voce del Contributo italiano alla storia del Pensiero: Storia e Politica (Roma: Treccani, 2013)