Il cristiano istruito nella sua legge. Ragionamenti morali I-II-III

Ristampa in tre parti, qui riunite in unico volume "S' ella trova peccatori, non solamente morti per la colpa, ma puri scheletri per i vizi invecchiati, sa rivestire quell' ossa inaridite di fresca carne, e sa rianimarle di nuova voce: “Ossa arida audite verbum Domini” (Ez.37,4): e se trova anime mal vive, attesa la loro imperfezione, le sa cambiare in figliuole elette di Dio: “Illos dixit Deos, ad quos sermo Dei factus est” (Jo 10,35), affermò già di propria bocca Gesù Cristo, significandoci, dice san Tommaso, che quei che prima di udire la predicazione, appena erano uomini, con udirla diventeranno quasi Dei, per la copiosa participazione della divina Natura nella Grazia multiplicata. Per questo vien paragonata la voce del Signore alla penna di chi scrive: “Lingua mea calamus scriba” (Ps. 44); perché non è una voce momentanea, e mancante, che ad un tempo medesimo nasce, e muore: ma è una voce permanente, perpetua, che rimane impressa ne' cuori per tutti i secoli, persuadendo a tutte le Nazioni, in tutti i tempi, in tutti i luoghi, cose sì alte a credersi, sì ardue a sperarsi, si difficili a porsi in opera, come son quelle, che la Religione Cristiana ha persuase a tanto già di Genere Umano. Sono tornato qui a replicarvi ciò, che vi dimostrai nel passato ragionamento, per introdurmi allo scioglimento di una grande opposizione, che voi mi faceste allora nel vostro cuore; ed è, che voi non vedete questi sì gran miracoli della parola di Dio. Tanti predicatori, tante prediche; ma dove è il frutto? Se la predicazione fu già ne primi tempi una calamita che tirava anche i cuori di ferro, ora convien dire che questa calamita abbia perduta la forza, mentre nessuno più si muove per essa. Purtroppo è vero ciò che voi dite ed io voglio, che il ricercarne oggi la cagione sia il soggetto del nostro ragionamento." Serie di riflessioni teologiche su Dio, la fede e le verità ultime. Opera completa. Tre volumi rilegati in un unico con cartoncino primi Novecento, pp. 295+216+354. Segue una rammemorazione del gravissimo debito che hanno i parroci di pascere le anime con la parola divina e l'indice. Qualche fioritura, ma buone condizioni.