LIBROPrima edizione della «Quarantana», ovvero l’edizione definitiva, profondamente rivista e illustrata.Esemplare molto fresco e pulito in gradevole legatura d’epoca; alcune pagine con inevitabile leggera fioritura, ma complessivamente bianco e brillante.Tredici anni dopo la pubblicazione dell’edizione originale dei «Promessi sposi» — la cosiddetta «Ventisettana» — Alessandro Manzoni è pronto a dare alle stampe una nuova edizione del suo capolavoro: profondamente rivista e aumentata, uscì a dispense tra il 1840 e il 1842, e prese conseguentemente il nome di «Quarantana». È l’edizione definitiva del più importante romanzo italiano dell’Ottocento. -- L’autore introdusse tre novità fondamentali: in primo luogo, eliminò tutti i tratti linguistici e lessicali riconducibili alla Lombardia, di cui la Ventisettana abbondava (la celebre «risciacquatura dei panni in Arno»). Quindi, non meno importante, decise di dare alle stampe un’edizione riccamente illustrata: da una parte perché affascinato dalle magnifiche edizioni illustrate che sempre più frequentemente fiorivano in Francia; dall’altra, perché la presenza delle illustrazioni costituiva un ulteriore valido strumento per difendersi dalla pirateria editoriale. L’autore assunse fin da subito il ruolo di unico “regista” dello svolgimento scenico dei fatti illustrati. Una testimonianza preziossima del suo modus operandi è costituita da un quadernetto manoscritto di 55 fogli (oggi conservato presso il Fondo manzoniano della Biblioteca nazionale Braidense di Milano) in cui sono contenute tutte le istruzioni che l’autore forniva agli artisti: con meticolosa precisione, Manzoni indicò i passi da illustrare, i soggetti da ritrarre, i dettagli degli sfondi e il taglio delle “inquadrature”, la dimensione delle vignette e addirittura la loro posizione sulla pagina. Per la realizzazione del complesso apparato iconografico, Manzoni si rivolse in prima battuta al celebre pittore Francesco Hayez, che negli anni precedenti aveva illustrato «I Lombardi alla prima crociata» di Tommaso Grossi e l’«Ivanhoe» di Walter Scott. E tuttavia, gli esiti delle prime prove furono talmente deludenti che lo stesso Hayez si ritirò dall’impresa. Dopo aver sondato la disponibilità di altri disegnatori, che declinarono l’offerta intimoriti dalle dimensioni del lavoro, Manzoni decise di coinvolgere un giovane torinese amico di famiglia: Francesco Gonin. Disegnatore eclettico, capace di spaziare dai ritratti di personaggi alle vedute, fino agli scorci urbani più animati, fu lui a realizzare la maggior parte delle oltre 400 vignette che corredano il testo; solo in pochi casi, intervennero le mani di altri disegnatori da lui diretti: si trattava di Paolo Riccardi, Giuseppe Sogni, Luigi Riccardi, Luigi Bisi e Federico Moja. Alla fine del lavoro, la soddisfazione di Manzoni fu tale che arrivò a definire Gonin «ammirabile traduttore» della sua opera. La realizzazione delle immagini fu affidata a un team di incisori di primo piano, fatti arrivare dall’estero per l’occasione: i francesi Berndard, Pollet e Loyseau, e l’inglese Sheers — e fu necessario importare anche tutta la strumentazione per l’impressione, compreso il torchio Stanhope con un torcoliere esperto in grado di maneggiarlo. -- Infine, Manzoni pose a suggello dell’opere la «Storia della Colonna infame». Una prima stesura della «Colonna» risale al 1823, al tempo del «Fermo e Lucia», ma solo con la quarantana questo prezioso saggio di letteratura storica vide la luce in edizione originale. Il saggio descrive il malgoverno lombardo ai tempi della peste del 1630, esemplificato dal processo intentato contro i supposti “untori” Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora. Oltre alle cronache del tempo, e alle trascrizioni delle deposizioni di alcuni indagati, la fonte principale di Manzoni furono le «Osservazioni contro la tortura» (1804) del celebre pensatore illuminista Pietro Verri. La critica è oggi pressoché concorde nel considerare la «Storia» come l’ultimo capitolo effettivo dei «Promessi sposi»; e allo stesso modo doveva intenderlo Manzoni: nella Quarantana la parola «fine», stampata in grande, appare solo al termine di essa.Fahy, Per la stampa dell’edizione definitiva dei ‘Promessi Sposi’ (Saggi di bibliografia testuale, Padova 1988, pp. 213-244); Poggi Salani, Alessandro Manzoni: I promessi sposi: testo del 1840-42, («Edizione nazionale ed europea delle opere di Alessandro Manzoni» 2, Milano 2013)