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Libri antichi e moderni

Zamponi Ersilia

I draghi locopei. Imparare l'italiano con i giochi di parole

Einaudi GLI STRUZZI, 1997

6,50 €

Fernandez Libreria

(Viterbo, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1997
ISBN
9788806592042
Autore
Zamponi Ersilia
Editori
Einaudi GLI STRUZZI

Descrizione

E' possibile imparare l'italiano in un modo divertente e creativo attraverso i giochi di parole? Questo libro dimostra di sì: raccoglie i materiali sperimentati durante i corsi complementari che un'insegnante piena di estro e di iniziativa ha tenuto dal 1982 al 1985 in una scuola media sul lago d'Orta. "I Draghi locopei" è appunto l'anagramma della frase "giochi di parole": insieme all'anagramma i ragazzi hanno imparato ad usare altri semplici strumenti che sotto i loro nomi un pò misteriosi (logogrifo, bifronti, acrostici, metagramma) nascondono straordinarie possibilità inventive.Scrive l'autrice: "Nei giochi di parole il gusto che si prova assume molteplici forme; può essere: la soddisfazione per una invenzione linguistica che piace, l'emozione dell'intuire e dell'indovinare, la sorpresa di una combinazione casuale, la sfida dell'enigma o la trasgressione del nonsense, la spensieratezza della comicità, l'intelligenza dell'ironia.Giocando con le parole, i ragazzi arricchiscono il lessico; imparano ad apprezzare il vocabolario, che diventa potente alleato di gioco; colgono il valore della regola, la quale offre il principio di organizzazione e suggerisce la forma, in cui poi essi trovano la soddisfazione del risultato".I nomi che presiedono ai "Draghi locopei" sono Raymond Queneau e Gianni Rodari. Scrive Umberto Eco che i Draghi sono un "ricettacolo di delizie. La scuola come gioco, piacere, divertimento. In cui non solo si impara, ma si fa quello che gli scrittori di tutti i tempi hanno fatto, si capiscono le potenze bifide, esplosive del linguaggio; e col linguaggio si esplorano i meandri della coscienza. Alle origini, enigma, poesia e metafore sono strettamente intrecciati, Aristotele lo sapeva. La più alta delle metafore poetiche e il più meccanico degli enigmi hanno in comune il fatto che le parole possono dire più di quel che sembrano dire.
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