In 4° (25,2x19,4 cm); due tomi: (4), LXXVI, 594 pp. e XXXIV, 896 pp. Belle legature omogenee coeve in piena pelle spugnata con titolo, numero del tomo e ricchissimi fregi in oro ai tasselli. Dorso a 5 nervi. Un piccolo difetto al margine basso del dorso del secondo volume. Il secondo volume, come tipico di tutti gli esemplari, si presenta con le pagine leggermente ed uniformemente brunite a causa della qualità della carta utilizzata per la stampa. Poche pagina con uniforme e leggera brunitura anche al primo volume, anche in questo caso dovute alla qualità della carta e caratteristica tipica di tutti gli esemplari. Il frontespizio del primo volume stampato in rosso e nero e con bella vignetta incisa. Dedicatoria al Barone De Thulemeier, Ministro degli Affari Esteri del Re di Prussia. Nel testo sono presenti due finissime testatine incise realizzate da B. Picart. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Diversi errori nella numerazione di alcune pagine come in tutti gli esemplari censiti. Tagli rossi. Assai rara prima edizione, ancor più rara a trovarsi completa dei due volumi in legatura omogenea, di questo importante studio del celeberrimo teologo ugonotto, Isaac de Beausobre (8 marzo 1659 - 5 giugno 1738). L'autore divenne celebre proprio per questa storia del Manicheismo considerata l'opera che segna la nascita degli studi moderni sul manicheismo. Beausobre nacque a Niort, Deux-Sèvres. Dopo aver studiato teologia all'Accademia protestante di Saumur, venne ordinato sacerdote all'età di ventidue anni, diventando pastore a Châtillon-sur-Indre. Dopo la revoca dell'editto di Nantes, fuggì a Rotterdam (novembre 1685) e nel 1686 fu nominato cappellano di Oranienbaum, dalla principessa di Anhalt-Dessau, Henrietta Catherine di Orange-Nassau. Nel 1693, alla morte di Giovanni Giorgio II, Principe di Anhalt-Dessau, si trasferì a Berlino e divenne predicatore di corte prima e poi, nel 1695 pastore per la chiesa francese nella chiesa di Friedrichswerder. Come teologo liberale e primo esponente delle opinioni illuminate, non sfuggì alle critiche all'interno della propria comunità, ma in diverse occasioni in cui gli furono offerte posizioni importanti in altri paesi, sia la comunità che il re di Prussia si espressero sempre contro la sua partenza, consapevoli del valore della persona. Personaggio dalla grande erudizione era considerato, alla sua epoca, come uno dei migliori scrittori per il suo linguaggio chiaro ed elevato. Fu anche un eccellente predicatore. Il re Federico II era solito dire di lui: "la meilleure plume de Berlin". Scrisse saggi sui problemi della dottrina protestante e della storia della Riforma, pubblicò una raccolta di prediche e contribuì a una traduzione francese annotata del Nuovo Testamento. Fu collaboratore della Bibliothèque Germanique (il diario dotto degli esiliati francesi). Dalla Treccani si legge "Tradusse i salmi in versi; scrisse di controversie ed esegesi; nell'Histoire critique de Manichée et du Manichéisme (1734-39), fece opera di pioniere; notevole ancora l'Histoire de la Réformation, condotta dal 1517 al 1630 (1785-86)". Oltre alla Riforma, il Manicheismo fu uno degli argomenti più studiati da De Beausobre. L'opera qui pubblicata uscì in due volumi, il primo nel 1734 ed il secondo , postumo, nel 1739. Il suo obiettivo era quello di ottenere e fornire un quadro chiaro di questa potente eresia dei tempi tardo-antichi dalla quale, numerosi pensatori cattolici sostenevano che discendessero le eresie pre-Riforma del medioevo. Un terzo volume pianificato doveva essere una storia di Pauliciani, Bogomils, Albigenses, Waldenses e Bohemian Brethren ma non venne mai pubblicato. Come lui stesso si era aspettato, le parti pubblicate dell'opera attirarono aspre critiche e diversi pungenti attacchi da parte dei critici conservatori che sostenevano che l'opera fosse una diffamazione ingiustificata dei padri della chiesa antica e un encomio dell'eretico Mani. Più positivo ma non dissimile, fu anche il giudizio di H. S. Nyberg secondo cui de Beausobre vedeva il Manicheismo come "una sorta di protestantesimo pre-protestante". Va sottolineato, tuttavia, che de Beausobre condivideva l'opinione dei cacciatori di eresie delle generazioni precedenti secondo cui il manicheismo era una falsa dottrina. Allo stesso tempo, però si era proposto di scrivere un resoconto dell'argomento libero da pregiudizi e le solite calunnie figlie dalla "politica ecclesiastica". Cosa che infatti fece e che oggi gli viene universalmente riconosciuta anche se chiaramente non mancano alcune imperfezioni e forzature come ad esempio, ritrae la liturgia manichea come simile al culto protestante. Seppur il lavoro non può che risentire del clima e delle difficoltà legate alla visione della religione manichea dell'epoca a lui viene riconosciuto il merito dello studio approfondito delle fonti e per questo viene considerato come il primo studio ragionato, moderno e privo di preconcetti, scritto in occidente indirizzato sulla religione manichea. Ad esempio, epocale, fu la sua dimostrazione che l'Acta Archelai, che fino a quel momento era stata la principale fonte di informazioni europee sul Manicheismo, è una fabbricazione del IV secolo praticamente priva di valore come prova storica (vol. 1, pagg. 5 e seguenti). Alcune geniali intuizioni, come la dipendenza del Libro di Mani del Giganti dalla letteratura ebraica apocrifa di Enoch vennero poi confermate grazie alla scoperta posteriore di alcuni documenti. Henning lo definisce come "uno dei migliori libri mai scritti sul manicheismo". Frequentemente de Beausobre riporta, intercalate nel testo, escursioni sull'antico zoroastrismo e la sua letteratura. L'autore infatti, attribuiva grande importanza allo zoroastrismo perché riteneva che fosse la principale fonte della dottrina di Mani. In questo campo fece un uso critico di ciò che aveva appreso dagli antichi autori greci e latini e delle informazioni sugli scritti arabi e tardo-zoroastriani iraniani forniti nella Bibliothèque Orientale di d'Herbelot e nella Historia religionis veterum Persarum di Thomas Hyde. Una delle opere basilari sulla religione fondata dal profeta iraniano Mani all'interno dell'Impero sasanide, noto anche come Secondo Impero Persiano. La religione manichea predicava un'elaborata cosmologia dualistica che descriveva la lotta tra il bene e il male rappresentati il primo dalla luce e dal mondo spirituale e, il secondo, dalle tenebre e dal mondo materiale. Opera assai rara ed in buone-ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Caillet, 885; De Guaita, 1143; Brunet, I, 723: "Ouvrage tres estimée".