Libri antichi e moderni
Gasparo Gozzi,GAZZETTA VENETA,Bompiani 1943
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Dettagli
Descrizione
Gasparo Gozzi,
GAZZETTA VENETA
Vol. I e II,
a cura di Bruno Romani,
Valentino Bompiani Editore, Milano 1943,
prima edizione,
brossura, 11,5x18 cm., pp. 265-255,
Corona, collezione universale Bompiani,
volumi XXXIII-XXXIV,
peso:g.550
cod 0092
CONDIZIONI DEI LIBRI: buone,
strappetti al dorso del vol.1,
imperfezioni alle copertine,
numerati a penna sulla prima pagina,
manca la sovraccoperta
NOTIZIA BIOGRAFICA
Gasparo Gozzi primo degli undici figli del Conte
Jacopo Antonio Gozzi e della Angela Tiepolo,
nacque in Venezia il 20 Dicembre 1713. Ebbe fin
dall'infanzia una esistenza rattristata dalle
ristrettezze economiche, perché il padre, di natura
fantasiosa, dilapidò gran parte dei suoi beni di fortuna.
Gasparo studiò presso la Scuola dei Padri
Somaschi in Murano, seguendo poi gli studi di
giurisprudenza e di matematica. Trascorse gli anni
della sua giovinezza nelle terre paterne, tra
Pordenone e Vicinale, coltivando i suoi studi preferiti,
quelli letterari. Sposò una poetessa, Luisa
Bergalli, in Arcadia Irminda Partenide, donna di
accesa fantasia e disordinata, la quale, avuto nelle
sue mani il governo della casa Gozzi, contribu
in maniera decisiva, con le sue spese inconsiderate,
a dissestare le fortune già mal ridotte dei
Gozzi. Cosi mal ridotte erano coteste fortune, che,
sopravvenuta una grave infermità al conte padre,
la famiglia si trovò costretta a mettere in vendita
poderi e suppellettili.
Dopo la malattia del padre, rimasto per anni
paralizzato, Gasparo, ch'era il maggiore dei suoi
fratelli, avrebbe dovuto prendere su di sé il governo
della casa, ma egli preferiva restarsene
tutto il giorno rinchiuso nel suo gabinetto da lavoro,
disinteressandosi completamente di ciò che
accadeva intorno e lasciando libera la moglie di
provvedere alle necessità familiari. Quando il
conte padre mori nel 1745, le condizioni della
famiglia erano peggiorate tanto che non si poterono
racimolare nemmeno i danari necessari a
pagare i funerali decorosi e adeguati alla dignità
dell'estinto. L'avvenimento doloroso riscosse per
qualche tempo Gasparo dalla sua solitudine, e,
dietro consiglio della moglie, assunse la direzione
del Teatro Sant'Angelo, impresa che si concluse
in un nuovo disastro. Ciò indusse i fratelli a
concordare la spartizione della eredità paterna, per
salvare il salvabile.
Rimasta la poetessa padrona incontrastata, si
lanciò in nuove bizzarrie, riuscendo molesta anche
a Gasparo il quale, per dedicarsi con tranquillità
ai suoi studi e ai suoi lavori letterari, affittò
due stanze lontano dalla famiglia. Stretto dalle
necessità, tentò di procacciarsi con la sua attività
letteraria di che vivere, assoggettandosi ad un
regime di duro lavoro, senza conoscere riposo
anche quando la fortuna cominciò ad arridergli.
Soppressa la compagnia di Gesù, il Gozzi fu
incaricato dal governo veneto di predisporre un piano
per le nuove scuole pubbliche, nominandolo nel
contempo prefetto degli studi, cioè quello che
oggi si direbbe un provveditore agli studi.
Ebbe poi l'incarico di curare il riordinamento
e la riforma della Università di Padova, ciò che
gli fruttò una buona rendita annuale.
In quei tempi mori la moglie, che egli aveva sempre amata,
e può anche darsi che questo nuovo colpo l'abbia
indotto a tentare di suicidarsi. Le ragioni di
codesto tentativo, sono rimaste sempre oscure.
Abitava a Padova già da parecchi anni, e le
sue molte disgrazie, cui s'erano aggiunti acciacchi
e malanni, attirarono su di lui l' attenzione
della nobildonna Caterina Dolfìn Tron, che lo
soccorse munificamente. Passò a seconde nozze
con una giovane donna francese,»Giovanna Cérret,
che aveva accolto presso di sé. Mori a Pa-
dova il 25 Dicembre 1786 all'età di 73 anni.
Varia e nutrita fu la produzione del Gozzi.
Compilò due giornali, prima la Gazzetta Veneta,
poi l'Osservatore Veneto, che occupano un posto
importantissimo nella storia del giornalismo italiano.
Scrisse Il Mondo morale, raccolta di riflessioni
morali e di narrazioni, inferiore, però,
alle altre due opere sue. Ai suoi tempi ebbe larga
risonanza la Difesa di Dante, scritta in risposta
alle Lettere Virgiliane del Bettinelli. Scrisse tragedie,
satire, e poesie e lettere in gran numero,
che poco aggiungono, però, alla sua gloria.