Dettagli
Anno di pubblicazione
1915
Autore
Prezzolini, Giuseppe
Collana
collana «Quaderni della Voce. Raccolti da Giuseppe Prezzolini», quad. ventiquattresimo,
Editori
Libreria della Voce,
Soggetto
Narrativa Italiana del '900
Descrizione
brossura gialla con titoli rossi e neri al piatto e neri al dorso,
Descrizione
LIBROPrima rara edizione.Ottimo esemplare intonso (carte minimamente e occasionalmente fiorite).Quando nel 1915 Giuseppe Prezzolini diede alle stampe questo suo “Discorso su Giovanni Papini” la frattura definitiva tra i due ex amici, tra i due intellettuali che si erano incontrati e sostenuti dando vita nel 1908 alla straordinaria avventura della rivista «La Voce», si era creata già da tempo. Papini – con Ardengo Soffici – aveva infatti consumato il tradimento uscendo dal cerchio vociano per fondare «Lacerba», quindicinale che dal 1913 all’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale sarebbe stata casa e fucina degli spiriti futuristi o più genericamente avanguardisti. E di questo tradimento – estetico e valoriale insieme – è intriso il “Discorso” di Prezzolini, impegnato a ripercorre la complessa e a volte confusa e contradditoria vicenda umana e letteraria di un uomo che ormai ai suoi occhi appariva smascherato: «Ci sono nella sua vita, come nella vita di tanti, cose a suo onore e a suo danno […]. Gli uomini come Papini sono una forza. Io credo d’aver fatto sentire come sia torbida, come in fondo ad essa sia istinto volgare spesso e debolezza, ma mi pare anche di aver fatto intendere bene come più alta perciò sia l’altezza da lui raggiunta, e più straordinaria la creazione. In mezzo a tante ragioni di scendere, fra tante cadute (e chi l’ha aiutato, si faccia avanti), c’è stato in lui un progresso. È un uomo libero? Quel che è certo, è un uomo liberato. In se stesso ha trovato la forza per ascendere. Raramente tanta disperazione e mancanza di fede e naturale freddezza e facile media fortuna di scritture si trovavano insieme riunite; raramente un uomo ha fatto tanto male a se stesso come Papini; ma per questo appunto bisogna rispettarlo e amarlo. Forse è tardi per ciò. Papini è un uomo che si è abituato a non essere amato: come quei ragazzini maltrattati dalla famiglia che finiscon per temere una carezza, sarebbe capace di sospettare e di offendere. Ma in lui c’è sempre questo fondo inappagato. Cercate nei suoi libri e lo troverete [l’abbiamo veduto insieme]. Nei suoi stessi articoli più odiosi non manca questo motivo. Ed è forse per questo che li ha scritti». Pubblicato per la prima volta dalla «Libreria della Voce», una seconda edizione del «Discorso su Giovanni Papini» sarebbe apparsa nel 1925 grazie a Piero Gobetti, amico di Prezzolini benché anche con lui – e con la sua intera generazione così carica di slanci protofascisti – lucidamente e severamente critico.
Edizione: prima rara edizione.