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Libri antichi e moderni

Muratori Ludovico Antonio

Dei difetti della giurisprudenza Trattato di Ludovico Antonio Muratori bibliotecario del Duca di Modena. Dedicato alla Santità di Benedetto XIV P. M. Seconda edizione

presso Giambattista Pasquali, 1743

780,00 €

Perini Libreria Antiquaria

(Verona, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1743
Luogo di stampa
In Venezia
Autore
Muratori Ludovico Antonio
Editori
presso Giambattista Pasquali

Descrizione

In 8° piccolo (mm 190x125), pagg. 232, capolettera con vignette in silografia, mancano la carte di sguardia. Bella vignetta xilografica al frontespizio. Cartonato alla rustica con carta di rinforzo al dorso e titolo manoscritto. Capolavoro di Ludovico Antonio Muratori (1672-1750) che influenzò in modo determinante la dottrina giuridica italiana del Settecento e soprattutto i nascenti processi di codificazione (es. codice estense e codice toscano). L'intento dell'Autore consiste nel cercare di rendere evidente l'esigenza di reductio ad unum, quindi di codici che ponessero un ordine sistematico alle numerose fonti di diritto vigenti. Il trattato spazia dall'indagine sopra i concetti di giustizia, legge, giurisprudenza e legislazione, a temi strettamente tecnici come prescrizione, usucapione, fideicommissi e sostituzioni. Buon esemplare con alone lieve ma diffuso, in tutto il volume. <BR>Sorbelli (Bibliografia muratoriana I, 154 per la prima edizione del 1942): "In questo libro il M. tratta metodicamente della giurisprudenza come pratica civile e passa in rassegna i vizi che la deturpano, consigliando infine nuove codificazioni". Cfr. Iccu; Edizioni giuridiche antiche in lingua italiana, II,1, p. 355. <BR>Venturi (Settecento riformatore) p. 165 e p. 161: "Il programma muratoriano…trovò in quegli stessi anni la più compiuta espressione nei suoi due libri Dei Difetti della giurisprudenza e della pubblica felicità. La sua polemica…è volta contro i privilegi e le rendite di chi vive della legge e contro le grandi parole di giustizia, di scienza e di dignità che ricoprono le meschine realtà della vita giudiziaria…"<BR>