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Libri antichi e moderni

De Monzie,LA PACE,LA GUERRA E LA SCONFITTA.1938-'40 Mondadori[storia Francia,WW2

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Descrizione





Anatole De Monzie,
LA PACE, LA GUERRA E LA SCONFITTA.
AGOSTO 1938 - SETTEMBRE 1940,
A. Mondadori Editore, Milano 1941-XX,
1a edizione: Ottobre 1941,
rilegatura in cartoncino rigido marmorizzato e dorso in tela,
18,5x13 cm., pp.292,
titolo dell' opera originale: CI-DEVANT,
unica traduzione autorizzata di Cesare Giardini,
collezione TEMPO NOSTRO vol.XIX,
peso: g.300

CONDIZIONI DEL LIBRO: buone,
piccoli strappetti al dorso,
ex biblioteca (timbri, collocazione in adesivo incollato al dorso),
titolo a pennarello sul dorso,
macchie in alcune pagine



INDICE
Prefazione . . . .. . . . .11
I - La crisi ceca ...... 15
II - L'anti-Monaco ...... 80
III - L Inghilterra si decide e decide . . 97
IV - Si specula sulle fanfaronate . . .138
V - Buffa cosa, una buffa guerra . .180
VI - Marzo 1940: ci siamo! .... 204
VII - Dopo il 16 maggio ..... 231
VIII - Gli errori del risanamento . . . 256


dalla PREFAZIONE
Alfred de Vigny si vantava e si doleva insieme
di possedere una memoria eccezionale. « Io ho
il dono» diceva, «spesso doloroso, d'una memoria
che il tempo non altera mai; tutta la mia vita, con
tutti i suoi giorni, mi è presente come un quadro
incancellabile. »

Nel periodo recentemente trascorso, durante il
quale, come tutti i Francesi, ho vissuto col cervello
pieno di lacrime, ho sperimentato anch'io la crudel-
tà d'una memoria che mi poneva dinanzi le scene
della vita nazionale alle quali, dall'agosto del 1938,
mi sono trovato immischiato come una comparsa
che soffre di non poter essere un attore. Valeva la
pena di raccogliere questi ricordi ossessionanti e di
pubblicare le note quotidiane nelle quali essi furono
consegnati? Ho esitato a lungo.

Volevo prima sapere se sarei stato chiamato a
deporre pubblicamente, poiché i giudici erano sta-
ti incaricati di scrivere la nostra storia contem-
poranea. Ma, tutto calcolato, sembra che si voglia
invece affidare agli storici il compito di fare giu-
stizia. D'altra parte, la necessità di figurare come
testimonio mi avrebbe imbarazzato. Io sono nelle
condizioni d'un combattente informato di quello ch'è
avvenuto nel suo settore, ma incapace di giudicare
nell'insieme l'attività del fronte. In Francia, l'orga-
nizzazione e la pratica del governo hanno ricostitui-
to a poco a poco quello che nel '700 si chiamava
il segreto del re. Per ogni ministro, la verità è li-
mitata dai confini posti alle sue attribuzioni e dal
giro delle sue relazioni.

Ministro dei Lavori Pubblici
dal 21 agosto 1938 al 5 giugno 1040, io ero pre-
posto all'interpretazione e all'esecuzione di determi-
nate grandi consegne d'indole tecnica, senza che
mi fosse concesso di deliberare circa il piano d'in-
sieme al quale queste consegne si riconnettevano
e che veniva stabilito al di fuori e al di sopra del
Consiglio dei ministri; ne consegue che non potrei
vantarmi di possedere una conoscenza sistematica
dei preparativi di guerra e della guerra stessa.

I due capi del governo, Daladier e Reynaud, si
mostravano entrambi poco comunicativi, il primo
per inveterata diffidenza, l'altro per intransigente
orgoglio. Il primo parlava poco, il secondo troppo:
il taciturno non svelava il proprio segreto che a
frasi brevi e taglienti, l'altro agiva soltanto per mez-
zo di discorsi. Più s'aggravavano gli avvenimenti
più le nostre riunioni si facevano rare. So bene che
la conquista dell'opinione pubblica comincia sem-
pre con quella del Consiglio dei ministri, dove quindi
si fa una presentazione quasi sempre ottimistica dei
fatti. È più facile rassicurare i cittadini quando, ini-
zialmente, si siano rassicurati i ministri.

Queste considerazioni spiegano l'ignoranza par-
ziale alla quale sono condannati quei membri del
governo che non provvedono a completare le infor-
mazioni incomplete fornite loro dal presidente del
Consiglio per mezzo d'investigazioni dirette; e spie-
gano anche la diversità delle fonti alle quali ho at-
tinto per redigere queste note buttate giù giorno
per giorno, che finalmente mi sono deciso a rico-
piare per pubblicarle.

Appunti frettolosi alla fine della serata, referenze
documentarie unite con uno spillo a un incartamen-
to, processi verbali sommari delle conversazioni che
segnavano le varie tappe d'una discussione, impres-
sioni e riflessioni suscitate da un incontro, abbozzi
di ritratti tracciati in un momento di collera e non
più ritoccati in seguito, materiale tutto gettato in
fascio nel cantiere del nostro pensiero nazionale,
- che è un cantiere di demolizione. L'insieme non
forma certo un libro di memorie del quale la lette-
ratura storica possa giovarsi; si tratta piuttosto del
diario individuale d'un uomo del governo che segna
le date sul calendario, annota i propri atti e gli atti
del dramma nel quale recita una parte, confonde
la propria angoscia con l'universale smarrimento de-
gli animi, un diario che non è quello della Fran-
cia, ma soltanto l'imperfetta deposizione d'un Fran-
cese nel processo che la Francia farà ai Francesi per
la disfatta subita.

Quanto ai giudizi sulle persone, che ho emesso
qua e là, mi piace riassumerli in questa frase illustre
di Platone: «Noi non saremo ingiusti verso di essi,
chiamandoli amici dell'opinione piuttosto che amici
della saggezza ».






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