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Libri antichi e moderni

D'Annunzio,SOGNO D'UN MATTINO DI PRIMAVERA.Poema tragico,1920 Treves[teatro

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Descrizione




Gabriele D'Annunzio,
SOGNO D'UN MATTINO DI PRIMAVERA.
Poema tragico.
Fratelli Treves Editori, Milano 1920,
10o migliaio,
brossura, 19x12,5 cm., pp.104,
peso: g.160
CONDIZIONI DEL LIBRO: accettabili,
il piatto anteriore della copertina è staccato,
manca il dorso,
firma di appartenenza alla prima pagina,
per il resto buone



http://www.teatrofenaroli.it/index.php?option=com_content&view=article&id=474%3A
gabriele-dannunzio-nel-terzo-millennio&Itemid=56

"Sogno di un mattino di primavera" racconta la vicenda terribile e appassionante
di Isabella, in un'atmosfera sospesa tra il sogno, la follia, l'angoscia, il
mistero e la morte e in cui la rinascita della primavera fa da corona.
Demente, dopo aver tenuto su di se' per tutta la notte l'amante agonizzante
che il marito le ha massacrato tra le braccia, Isabella in un mattino di
primavera ha un nuovo sogno che, lontano dal sangue e dall'orrore, promette
felicita' e una diversa vita tra le piante del giardino.
Il suo desiderio di trasfigurazione, al colmo di un percorso nel dolore e nella
follia, viene compreso tra quelli che sono piu' vicini alla sua sensibilita',
il dottore e Virginio, fratello dell'ucciso.
Tutta la natura intorno e i personaggi che le vivono accanto rievocano con enfasi
tragica la fosca vicenda dell'uccisione e del delirio di Isabella.
Nel momento piu' alto della sua follia, la demente cogliendo un ramo lo trasforma
in una ghirlanda, simbolo dell'eterna rinascita, della primavera, dell'unione
di vita e morte.
"Definito da Luca Leonello Rimbotti 'un cammeo di prodigi' questo poema di D'Annunzio
e' tra i piu' interessanti lavori da proporre sul palcoscenico ed e' la tragedia
piu' trascurata e non valutata artisticamente di tutto il teatro dannunziano".
Il Vate scrisse l'opera per Eleonora Duse e lei la interpreto' in Francia nel 1898,
in cui si nota il seme di tutte le tragedie che il poeta scrisse successivamente.
D'Annunzio non aspirava ad un dramma simbolista alla Maeterlinck, ma al contrario,
ad un testo sperimentale, eversivo sia sul piano del linguaggio scenico che su
quello dei contenuti, ad un teatro soprattutto che si inserisce pienamente in
quella rivoluzione scenica che scuoteva la scena europea. Uno dei vertici della
drammaturgia italiana del Novecento, ma anche un'esperienza fra le piu'
spregiudicate e innovatrici.










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