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Libri antichi e moderni

Longuolius, Christophorus [Christophe De Longueil, Cristoforo Longolio]

Christophori Longuolii Parrhisiensis, civis romani, perduellionis rei orationes duae

in edibus Joannis Parvi [Jean Petit], Egidii Gromontii & Petri - Gromors,, 1520

1200,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1520
Luogo di stampa
Prostant Parrhisiis [Paris, Parigi],
Autore
Longuolius, Christophorus [Christophe De Longueil, Cristoforo Longolio]
Pagine
cc. 20; bellissima marca tipografica di Jean Petit al frontespizio, in ricca cornice a motivi floreali.
Editori
in edibus Joannis Parvi [Jean Petit], Egidii Gromontii & Petri, Gromors,
Formato
in 4°,
Edizione
Terza edizione.
Soggetto
Letteratura Antica
Descrizione
pergamena floscia moderna, con titolo manoscritto al piatto anteriore,
Prima edizione
No

Descrizione

LIBRO Terza edizione. Ottimo esemplare. Rarissima terza edizione, dopo la prima di Manuzio (senza data, ma attribuita all'anno 1518 o 1519), e la seconda, impressa a Roma “per magistrum Stephanum Guillereti de Lothoringia” nel 1519. Si tratta della prima stampata in territorio francese: il Catalogue Collectif de France (CCfr) ne censisce un solo esemplare alla biblioteca di Toulouse (nessuna copia in Opac Sbn). -- Cristoforo Longolio, umanista francescano e strenuo difensore dello stile ciceroniano, arrivò a Roma nel 1516 e nel 1519 ottenne la cittadinanza onoraria anche grazie all’intercessione di Pietro Bembo. Contro di lui si scagliarono però molti detrattori, capitanati dal giovane Celso Mellini, che gli rinfacciavano la composizione dell’orazione «In laudibus Francorum» recitata a Poitiers nel 1508, nella quale sosteneva l’inferiorità di Roma verso la Francia. Ma dietro a tutto ciò si celava in realtà «una più sostanziale presa di posizione del Mellini e dei letterati romani dinanzi all’affermazione di un agguerrito umanesimo d’Oltralpe, di cui Longolio, intransigente cultore del magistero ciceroniano, apparve come l’indesiderata avanguardia presso coloro che si consideravano i legittimi depositari dell’eredità classica» (S. Benedetti, «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 73, 2009, s.v. «Mellini, Celso»). -- Nell'Agosto del 1518 Longolio scrisse dunque queste due celebri orazioni che innalzavano Roma, per discolparsi dall’accusa di delitto contro lo stato (perduellio). Ogni sforzo, però, fu vano: la campagna diffamatoria fu talmente travolgente che Longolio dovette abbandonare la città per rifugiarsi prima a Venezia e poi a Padova, dove morì nel 1522, a soli 32 anni.
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