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Libri antichi e moderni

Matteo Bianchi

Annuario govoniano di critica e luoghi letterari

Otto/Novecento, 2020

17,10 € 18,00 €

La Vita Felice - BookTime

(Milano, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
2020
ISBN
9788887734652
Pagine
216
Collana
Adularia Minima (48)
Editori
Otto/Novecento
Formato
206×122×19
Curatore
Matteo Bianchi
Soggetto
Govoni, Corrado, Studi letterari: 1900–2000 ca., Studi letterari: poesia e poeti, Italiano
Stato di conservazione
Nuovo
Lingue
Italiano
Legatura
Brossura
Condizioni
Nuovo

Descrizione

Cosa vogliono comunicare i versi di [Govoni] poeta del movimento, della metamorfosi, della dilatazione anarchica, della dispersione tra le molteplici forme della vita, della fantasia eretica e dell’allucinazione, quasi del tutto privi di lirismo? Quale messaggio recano in dote se non la vitalità e la necessità del meccanismo stesso che li genera? Cosa esaltano se non la disponibilità verso il mondo e la sua bellezza evanescente, insomma, la potenza della poesia? Questo annuario cade dunque nel momento giusto, avendo dato a importanti critici di ambito accademico così come ad altri cultori govoniani la possibilità di rituffare se stessi nel «continuo fascino» della scrittura del poeta ferrarese, con la speranza di invitare altri all’immersione. Di questo, d’altronde, si tratta: dovunque la si voglia prendere, dalle sue prime raccolte a quelle più tarde, la poesia di Govoni offre sempre infilate di visioni iridescenti, gallerie di oggetti multiformi che si cambiano di posto in continuazione, in un tripudio di trasfigurazioni a sorpresa e in un carnevale prismatico dove si alternano, come già scriveva Moretti a Palazzeschi, «cose d’una ingenuità strabiliante e bellezze meravigliose». In ogni caso, occasioni di stupefazione. Certo è che la stessa attenzione del lettore, attraversando le colate versali dei suoi testi, oscilla, si sospende, va a intermittenza, si perde qualcosa, per poi, alla prima rilettura, scoprire un dettaglio che le era sfuggito. La poesia di Govoni continua a muoversi nel tempo e a non conservare nulla di perfetto. Ma, come scrive Montale in una frase chiave e ingiustamente poco citata della sua celebre recensione govoniana del 1953, «in poesia bellezza e perfezione non solo raramente coincidono ma spesso si escludono». (Dalla Introduzione di F. Targhetta)