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Autografi

FAVA Onorato –

Lettera autografa firmata, indirizzata ad un «Illustre Professore» e datata “[Napoli] 26 ottobre 1898”.

140,00 €

COLONNESE Studio Bibliografico di Vladimiro Colonnese

(Napoli, Italia)

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Dettagli

Autore
FAVA Onorato –
Soggetto
Onorato Fava, Autografi, Francolino

Descrizione

Bifolio (mm 120×185), con timbretto illeggibile, ma «Prof. Comm. Onorato Fava», manoscritto a inchiostro marrone su due pagine, 35 righi oltre la data e la firma. Pieghe di archiviazione. Interessante lettera inviata al suo “antico professore” dell’Istituto Tecnico al quale chiede di poter adottare come libro di testo per l’Istituto Tecnico il suo libro “Francolino“. «La casa editrice Bemporad vi spedì tempo fa una copia della 2a edizione del mio “Francolino” ed io vi scrissi raccomandandovelo caldamente, ma non avendo avuto alcuna vostra risposta, mi permetto ricordarvi di nuovo il mio desiderio. So bene che gli alunni dell’Istituto hanno altri libri di testo pregevolissimi, ma il mio libro può essere indicato come una lettura “suppletiva” utile (come è stata riconosciuta alla 1a edizione di 3000 copie esaurita in breve tempo) a educare il cuore dei giovani e ad ammaestrarli sulle difficoltose vicende della vita. L’Istituto tecnico conta oltre 900 alunni ed io son sicuro potreste far vendere facilmente un centinaio di copie del “Francolino”. Vorrete? Me lo auguro, memore della vostra benevolenza. Il libro costa due lire, ma si può avere da prezzo per 1,80. Nella fiducia che non mi negherete il vostro prezioso appoggio, vi ringrazio di tutto cuore per quanto farete e mi ripeto sempre vostro discepolo e devoto». Tra gli innumerevoli testi per l’infanzia, cui è legata la sua più duratura fama di “Andersen del Mezzogiorno” si ricordano: Granellin di pepe (Milano 1885); Al paese delle stelle (ibid. 1889); Buonsoldato (Torino 1891), Serate invernali (ibid. 1893); Tesoruccio. Mimì e il topolino (Milano 1893); O’ pazzariello (Roma 1894); Il mio birichino (ibid. 1894); Francolino (Firenze 1895); Bliz e Friz (Milano 1897); Al paese dei giocattoli (Napoli 1899); Iracconti dell’anno (Milano 1900); La principessa Luccioletta (Lanciano 1902); Le avventure di Bottaccino (ibid. 1902); Cip cip e Glu glu (Milano 1927); L’isola del silenzio (Firenze 1928); Bambini e burattini (Torino 1930). Le sue opere ebbero molte riedizioni, furono inserite in numerose antologie, tradotte nelle principali lingue europee e premiate con medaglie d’oro e di argento alle esposizioni di Edimburgo e Parigi (1890, 1891). Onorato Fava [Collobiano, Vercelli 1859-Napoli 1841]. Scrittore e giornalista, napoletano di adozione. Il padre, maestro elementare e autore di alcuni scritti di argomento scolastico, si trasferi nel 1865 con la famiglia a Napoli. Qui il F. compì tutti gli studi, frequentando dapprima il r. istituto tecnico (in cui ebbe a compagni Roberto Bracco e Armando Diaz), e in seguito l’università, ove, laureandosi in lettere, ebbe modo di seguire le lezioni di F. De Sanctis, L. Settembrini e A. Tari. Nonostante vincesse vari concorsi a cattedre nelle scuole medie del Regno, non volle mai lasciare la città partenopea; ottenne dapprima un posto presso la direzione del Banco di Napoli, e fu poi, professore di lettere italiane nelle scuole medie statali della città partenopea. Il F. manifestò precocemente gli interessi letterari che lo accompagnarono tutta la vita. Nel 1877, ancora studente, era corrispondente della rivista parigina La Muse e dirigeva il giornale della sua scuola, Lo Studente. Nella palestra dei periodici studenteschi e giovanili si formava la nuova generazione di scrittori napoletani, cui il F., apparteneva per formazione. Ogni scuola aveva il suo periodico: il liceo “Vittorio Emanuele” Il Liceo (diretto da S. Di Giacomo), il liceo “Genovesi” Il Giovane Scrittore (diretto da G. Buonanno). Lo stesso F., rievocando quelle vicende, ricordò le molte testate sorte in quell’epoca: Juvenilia, L’Occhialetto, Fortunio, Idea, un settimanale “su carta rosea” da lui fondato insieme con L. Conforti e P. De Luca, e infine il Fantasio, fortunato periodico diretto da S. Di Giacomo, V. Pica, R. E. Pagliara e F. Stendardo, indicato in seguito da B. Croce come il più “notevole” di quelli ed altri fogli. Nel 1890, assieme a Benedetto Croce, fondò la “Società dei Nove Musi”, cenacolo di intellettuali e amici che nacque nella libreria di Luigi Pierro (1843-1917). Della Società facevano parte, oltre a Croce e Fava, l’economista e politico Francesco Saverio Nitti, il poeta e orientalista Francesco Cimmino, il critico d’arte Vittorio Pica, il giornalista e scrittore Carlo Petitti, lo storico Michelangelo Schipa, l’avvocato e direttore de Il Pungolo Michele Ricciardi e l’archeologo Vittorio Spinazzola. Nel 1892 entrò a farne parte anche un vecchio compagno di collegio di Croce, lo storico e scrittore Giuseppe Ceci. La nuova entrata fu celebrata col distico “Al grato arrivo di Peppino Ceci / i Nove Musi diventarono Dieci“. Collaboratore di un’infinità di giornali, periodici e quotidiani. Il suo nome compare in molte testate campane (il Corriere del mattino, il Corriere di Napoli, La Vita napoletana, Convito, Fortunio, Cronaca napoletana, Cronaca partenopea, Rivista letteraria, La Rivista nuova, La Tavola rotonda, Masaniello). A parte occasionali prove poetiche, il F. si realizzò pienamente come narratore e bozzettista sentimentale e moraleggiante, rifiutando istintivamente i paesaggi sociali e le durezze espressive del realismo francese e del verismo (cui inizialmente si ispirò, sia pure attraverso la mediazione dei veristi napoletani), come lascia intendere lo stesso Verga nella lettera dell’83 che il F. pubblicò come prefazione alla fortunata raccolta di novelle Vita napoletana (Catania 1885), che solo nel titolo si richiama al realismo sociale di Matilde Serao.
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